Fondazione An. Per superare la forma “museo” prendete esempio dall’attività del Bruno Leoni

Alleanza Nazionale
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La destra con la Fondazione An deve guardare ad esempi di enti culturali che funzionano, come quello che vi stiamo per raccontare. Nella classifica mondiale dei “think tank” del 2014, l’Italia figura poco. Secondo il documento nel nostro paese sono presenti 92 istituti di questo genere, ma solamente sei sono indicati come influenti. Fra questi figurano, nella classifica generale l’Istituto Bruno Leoni (pag 64), mentre in quella dei “tank” associati a partiti, la fondazione “Italianieuropei” (pag 129), il cui principale ispiratore è Massimo D’Alema.
L’IBL è un istituto di cultura liberal-liberista, mentre il secondo è di ispirazione socialdemocratica. Balza quindi all’occhio che in Italia manca un centro di produzione culturale legato a quell’area che può essere definibile “identitaria”. Una mancanza enorme che, finite le battaglie interne, i veleni, le ripicche e gli insulti di bassa lega, la Fondazione AN ha il dovere di colmare, finanziando un centro studi “di destra”, che abbia come compito non la creazione di un bel museo del neo e post fascismo, o un archivio di foto e ritagli di giornale, ma un punto di riferimento, orientato all’elaborazione di un pensiero sul futuro. Non l’amaro “come eravamo belli quando volevamo cambiare l’Italia”, ma “come saremo belli quando cambieremo l’Italia”. (Peraltro la Fondazione Ugo Spirito svolge già un’attività archivistica di vaste dimensioni, quindi un doppione non avrebbe senso).
Il modello di organizzazione principale può essere proprio l’Istituto Bruno Leoni, la cui prolificità quanto a contenuti ed eventi non è seconda a nessuno. Basta aprire il sito internet (brunoleoni.it) per trovare un’ampia mole di materiale su ogni argomento. Il menù “issues” rimanda a sanità, scuola, fisco, energia, giustizia, trasporti e liberalizzazioni. Basterebbe approfondire queste tematiche per produrre “politica”, ma l’IBL parla anche di Ogm, canone Rai, viabilità, politica estera e molto altro, coinvolgendo studiosi veri, professori universitari e ricercatori.

Ciò che manca a “destra “sono pubblicazioni di natura strettamente scientifica, i cosiddetti “paper”. E’ improbabile che nel mondo universitario, per dirne una, nessuno possa tradurre gli spunti di Pound in vere e proprie analisi economiche, da spiegare poi a lezione o durante un seminario.
Altre attività dell’IBL sono l’organizzazione di centinaia di eventi, la pubblicazione di libri e, decine e decine di conferenze nelle scuole. Il tutto finanziato da privati e con un respiro internazionale, che è valso numerosi riconoscimenti. Insomma se qualcuno è a corto di modelli organizzativi (la nostra distanza dal Bruno Leoni sul piano politico ed economico risulta evidente ai nostri lettori), ve ne abbiamo presentato uno efficiente e soprattutto “influente”. Con lo sguardo rivolto al futuro e non alle commemorazioni del passato…

@barbadilloit

Francesco Filipazzi

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