L’Architrave. Virgilio, Robert Brasillach, l’Europa e l’eterna visione del mondo

Il poeta fascista Robert Brasillach in abito scuso al centro della foto
Il poeta fascista Robert Brasillach in abito scuso al centro della foto

Alcuni scrittori e intellettuali del Novecento hanno trovato ispirazione e anche elementi per costruire una visione del mondo capace di fornire gli anticorpi contro il mondo moderno proprio rivolgendo la propria attenzione ad autori dell’età classica, alla grandezza della letteratura ellenistica e romana. Elementi di ispirazione non mancano e certi insegnamenti sono immortali.

Publio Virgilio Marone, nato nei pressi di Mantova nel 70 a.C. e morto a Brindisi il 19 a.C., è ritenuto il maggior poeta dell’antica Roma, autore dell’Eneide, un poema sacro del regime di Augusto, che definì l’origine divina del potere imperiale e in un certo senso è considerata l’opera fondante della religione romana. Ora è in libreria una biografia del poeta latino scritta nel 1929, all’età di 20 anni, da Robert Brasillach (Presenza di Virgilio, All’Insegna del Veltro, Parma 2015, pagg. 251, euro 22, con foto fuori testo di Cristina Gregolin) come saggio di fine corso all’Ecole Normale. Il giovane Robert Brasillach, appena ventenne, scelse Virgilio non a caso. Il suo professore di latino e greco al liceo Louis Le Grand di Parigi, André Bellessort, gli aveva trasmesso un grande interesse e amore verso il mondo classico. Il suo docente, molto vicino al movimento di Charles Maurras, l’Action Française, era anche autore di un’apprezzata opera su Virgilio.

Nel giugno del 1931, due anni dopo, in occasione del bimillenario della nascita del poeta latino, Brasillach dette alle stampe il suo lavoro, che fu anche il suo primo libro. Partendo dai pochi dati biografici esistenti, lo scrittore francese ricostruì la vita del poeta, stando attento a “non immergere il mio personaggio nel suo tempo, ma di presentarlo come se fosse vissuto ai nostri giorni”, ancora vivente.

Il volume è tradotto dal francese da Claudio Mutti e introdotto da Attilio Cucchi il quale mette in guardia da un facile accostamento fra la vita di Virgilio e quella di Brasillach sebbene quest’ultimo, forse, voleva proiettare parte di sé nel poeta romano e quindi nella biografia. Qualche spunto potrebbe anche esserci ma, sottolinea Cucchi, solo nella pima parte della vita del poeta latino.

Certi temi, centrali nell’esistenza di Virgilio, ricorrono in quella di Robert Brasillach, fatto fucilare per collaborazionismo da De Gaulle il 6 febbraio del 1945, nonostate la richiesta di grazia firmata da molti scrittori e intellettuali francesi. Un caso che fece scalpore perché i suoi contributi erano solo intellettuali e quindi la nuova democrazia francese condannò a morte uno scrittore 36enne solo per motivi ideali e ideologici.

Ma l’interesse di Brasillach per Virgilio forse è stato nutrito dai temi che ricorrono nell’opera del poeta latina: l’amicizia, la giovinezza, l’amore per la propria terra, per Roma, per la bellezza pagana. Temi che ricorrono anche nella sua opera.

Non mancano anche considerazioni politiche in Presenza di Virgilio, parallele a quelle dei tempi dello scrittore francese. In Brasillach, negli anni Quaranta, c’è la consapevolezza della decadenza della Francia (e dell’Europa) e il richiamo del fascismo come ultima soluzione per instaurare un Nuovo Ordine europeo. Spiega questa attenzione verso il regime autoritario italiano in quanto «nei tempi leggendari in cui i Romani erano virtuosi, sobri, coraggiosi, talmente intrisi di nobili qualità che sembrava una storia irreale, allora sì, la repubblica poteva reggersi. Ma adesso c’era bisogno di un uomo, di un capo, di uno che sapesse essere clemente coi nemici del passato, tenersi al di sopra dei partiti e innanzitutto mantenere l’ordine e la pace. Questo Cesare enigmatico e gaudente, che aveva preso il potere così come si assume il sacerdozio, forse sarebbe stato abitato da una forza: quella che risiede nell’esercizio della potenza e trasforma gli uomini». Brasillach continua a descrivere la vita di Virgilio fino alla morte, avvenuta all’età di cinquantun anni, a Napoli. In una lettera conclusiva al lettore, spiega di non aver scritto un romanzo, un libro di storia o di critica letteraria ma una biografia come fosse “la storia di un giovane italiano del 1930”. Insomma, l’attualizzazione di una eterna visione del mondo.

Per Brasillach poesia e politica sono tutt’uno, nella giovinezza si compie la realizzazione dell’”Uomo nuovo” e considera l’Eneide di Virgilio un poema politico di massima bellezza, il poema sacro dedicato ad Augusto. Ma se Virgilio si rivolgeva ai giovani quando scriveva, Brasillach lo fece nell’assoluta solitudine di una cella nuda, da condannato a morte, con i Poemi di Fresnes e con la Lettera a un ragazzo della classe 40.

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

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