Il caso. Playboy dice addio al nudo cedendo a logiche di mercato e nuovi moralismi

playboyNiente più foto di donne nude. Dove non sono riusciti né il bigottismo puritano né l’oltranzismo femminista, è arrivato il web. Playboy manda in pensione le conigliette e l’erotismo batte in ritirata, inseguito dalla pornografia online e dalle spietate logiche di mercato. La celebre rivista americana, da decenni pilastro dell’immaginario maschile di tutto il mondo, ha annunciato che non pubblicherà più, a partire da marzo, foto di donne nude.

A riferire la notizia è il New York Times, che riporta anche le dichiarazioni di Scott Flanders, amministratore delegato della rivista, che ha motivato la scelta di abbandonare l’osé sulle pagine patinate del periodico che esordì nel 1963 con una giovanissima Marilyn Monroe in copertina, grazie all’intuito del padre-padrone Hugh Hefner, oggi arzillo 89enne ancora in pista con il ruolo formale di direttore esecutivo. «Oggi con un click puoi trovare tutto il sesso che vuoi», ha spiegato al NYT l’amministratore Flanders, spiegando come internet abbia trasformato l’accesso al mondo del sesso.

“Ce lo chiede il mercato” vale anche per le conigliette. A motivare il cambio di passo sono i numeri impietosi delle vendite. In quarant’anni si è passati dalle 5,6 milioni di copie del 1975 alle 800mila di adesso. Colpa del web e della diffusissima rete di siti pornografici che avrebbero reso sostanzialmente inutile (e costoso, visto che sul web il porno è gratis) gli scatti di Playboy. Quella rivista che nel 1963 era un calcio sui denti dei perbenisti e che si faceva beffe della retorica delle ultrà femministe sembra destinata a essere archiviata e a diventare passione vintage per appassionati e collezionisti.

Segno del ritorno di parrucconi e braghettoni? Difficile (e meno male). Ma se al tempo dell’esordio di Playboy la morale imperante imponeva scelte individuali precise – e quindi la battaglia delle conigliette poteva avere un senso – oggi la morale liquida prescrive che sia la società a uniformarsi al politicamente (e sessualmente) corretto, lasciando al singolo l’illusoria libertà del “vale tutto, quindi non vale niente”. Depotenziato dalla logica del consumo sessuale illimitato, il nudo integrale della rivista non riesce più a épater le bourgeois come negli anni Sessanta. Perché non c’è rimasto nessuno da spaventare. La rivoluzione sessuale ha relegato i propri guerriglieri davanti allo schermo di un tablet, in un onanismo che non è più scoperta giovanile del sesso ma atomizzazione di un consumatore come un altro. Carmelo Bene insisteva sulla necessità dell’osceno – nel senso di “fuori dalla scena” – e definiva il porno come «la morte del desiderio, la voglia della voglia, una svogliatezza». Qui, conigliette o meno, è rimasta solo la voglia di consumare sesso, possibilmente a portata di click, come una merce qualsiasi, per la quale valgono le stesse identiche logiche di accumulazione capitalistica. Essere libertini, non solo in materia sessuale, è l’unico modo per rifiutare il nuovio moralismo dei censori del bene e del giusto: quelli per i quali non c’è più nulla da censurare ma tutto da consumare.

@barbadilloit

@mariodefazio

Mario De Fazio

Mario De Fazio su Barbadillo.it

Exit mobile version