L’intervista. Rap in cuffia col Msi nel cuore, la rabbia di Umberto e la destra senza futuro

imageSi chiama Umberto ed ha diciassette anni. Le sue tracce si perdono all’ingresso del Midas, è il 3 ottobre e tutto intorno ci sono baraonda e fracasso per la contestazione in atto, quella con cui Via Ottaviano 9 e Forza Nuova accusano la Fondazione di “esser solo interessata a spartirsi il patrimonio del Movimento Sociale Italiano”.

Pochi attimi prima che la folla lo inghiottisse, Umberto lo avevamo immortalato così: silente, con lo sguardo malinconico e una bandiera lacera. La bandiera di Alleanza Nazionale, dalla quale il ragazzo ha strappato via il tessuto.

E pensare che è anche per colpa di quel pezzo di stoffa se, nel frattempo, al di là delle porte chiuse del Midas, circa cinquecento membri della Fondazione, divisi in più schieramenti, si fronteggiano l’uno contro l’altro a suon di mozioni e contromozioni, voti e coalizioni.

Con il giovane Umberto, ritrovato per fortuna qualche giorno più tardi, abbiamo parlato di un po’ di cose. Non solo di quel pomeriggio e di politica, ma anche di musica, libri e poesia.

Perché hai stracciato la bandiera di Alleanza Nazionale?

Perché non è degna di rappresentare il Movimento Sociale Italiano, ha tradito tutti quei valori che avrebbe dovuto difendere. Valori per i quali molti giovani hanno lottato per anni pagando anche con la vita.

Alleanza Nazionale dobbiamo cancellarla e voltare pagina.

Per un ragazzo della tua età, cosa rappresenta il MSI?

Un movimento che è stato capace di essere alternativa concreta al sistema, un simbolo di speranza per le generazioni di allora.

Se fosse un genere letterario?

Sarebbe una poesia, una poesia di Pascoli.

E se fosse un’immagine?

Sarebbe il “nido”. La casa, la famiglia, una patria ideale.

Sei romantico…

Nella lettura decisamente sì, mi affascinano i grandi classici perché sono intramontabili, sono capaci di proteggere i sentimenti puri dal logorio del tempo.

E nella musica?

Nella musica ho gusti decisamente più simili a quelli dei miei coetanei. Rap e Hip Hop sono i generi che mi rispecchiamo di più.

Musica “da compagni”?

Forse sì ma non importa. La mia coscienza sociale si è risvegliata anche grazie alle strofe scritte da artisti che indossano i pantaloni larghi.

Torniamo al discorso sulla Fondazione, secondo te come andrebbe usato il suo patrimonio?

Il patrimonio della Fondazione dovrebbe essere usato per fare aggregazione e riaprire finalmente le sezioni, ovvero tutti quei luoghi dove è possibile formare, anche sentimentalmente, i giovani alla politica. Mentre invece il trend di oggi sembra dire il contrario, vogliono chiudere sezioni storiche come quella di Via Ottaviano 9 a Roma per farci un B&B, è evidente che non possiamo permettergli di distruggere il nostro futuro.

@barbadilloit

Elena Barlozzari

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