L’intervento. Golia: “A Gaeta contro il folklore incapacitante per far rinascere il Sud”

Briganti_1862_from_Bisaccia*In vista della XXIII edizione del Convegno Tradizionalista della Fedelissima Città di Gaeta, che si terrà dal 16 al 18 ottobre presso la splendida cornice della cittadina Tirrenica, nella ospitale sala dell’Hotel Serapo  con la regia della rivista l’Alfiere e della casa editrice napoletana Controcorrente, ospitiamo una riflessione di Pietro Golia sul ruolo che oggi deve rivendicare il Mezzogiorno, abbandonando clichè sdruciti e recuperando la sua (vera) storia. 

Questo è il convegno della svolta. Significativamente si intitola “Identità in movimento”.

Si parte dalla rilettura del Regno delle Due Sicilie, della sua storia, delle sue scelte in termini culturali, economici, sociali, delle alleanze internazionali.

E anche dell’opposizione al liberismo, alla cultura illuminista e alla egemonia anglosassone, i padroni del mondo di allora.

Questa visione complessiva dei rapporti sociali e del grande sviluppo ritorna come destinazione futura del Nostro Sud e dell’Europa. Era ed è un’alternativa totale da costruire.

Quello dei Borbone, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, fu il tentativo in parte riuscito di economia pubblico-privato che vedeva lo Stato imprenditore coesistere con un sistema produttivo privato molto avanzato, in quei tempi, sul piano della socialità e della solidarietà. Per i sistemi dominanti allora era una modernizzazione di progresso e di giustizia sociale che li superava tutti.

Questo convegno è anche il ricompattamento nella complessità di tutto il mondo del possibile e delle disponibilità di quanti al Sud debbano alzare la testa e si debbano battere per liberare, unire e rendere indipendente la nostra terra.

Occorre quindi una criticità totale e una riflessione a tutto campo su Napoli e sul Sud.

È possibile incanalare e scardinare le pigrizie intellettuali del folclorismo, dei nostalgici inchiodati all’archeologia storica e a miti incapacitanti?

Il Sud può andare avanti e rinascere contando sulle proprie forze, che sono tutte eccellenze e unicità?

Il Sud può rivendicare un’autonomia, un’indipendenza, la sovranità politica, economica, monetaria, culturale, linguistica, agroalimentare?

Lo stato di crisi di questi giorni affonda le sue radici nelle contraddizioni dell’Ottocento. Palestinesi e talebani ci dimostrano come si può fronteggiare la violenza dell’invasione e della globalizzazione. Il vittimismo, i piagnistei non portano da nessuna parte. Così come pure lo stillicidio di piccole polemiche.

La crisi è provocata da un egemonismo liberista e turbofinanziario che sta moltiplicando contraddizioni, disgregazioni e destrutturazioni di mentalità e di vita. Le stesse politiche alimentari e agricole sono ostaggio dell’affarismo e della speculazione internazionale, degli interessi delle multinazionali.

Si oppone un fronte del rifiuto spontaneo, globale e perfino antropologico. Ovunque nascono nuove soggettività ribelli. Ovunque si concretizza un nuovo sconfinato antagonismo, una guerra civile molecolare, una guerra civile mondiale.

In quest’età del caos, gli Stati Uniti da potenza dominante si sono trasformati in un paese che vede l’oppositore russo diventare da assediato stato assediante. Nello stesso tempo, potenze regionali come la Germania sono ridotte sulla difensiva, perdendo credibilità acquisite nel corso degli ultimi decenni. Mentre paesi come l’Iran, il Giappone, l’India si stanno trasformando in potenze globali. Gli scenari sono radicalmente mutati in pochi mesi, fino al punto di vedere rinascere la Via della Seta – vale a dire quell’insieme di percorsi e rotte commerciali che congiungeva anticamente l’Asia Orientale al Vicino Oriente e al bacino Mediterraneo – con l’accordo tra russi e cinesi, che qualche anno fa sembrava impossibile per reciproche diffidenze e ambizioni geopolitiche. Questo ampio fronte di stati, popoli e culture è coalizzato contro il progetto mondialista e globalizzatore, che è costretto ad arretrare. Il Mediterraneo ha riacquistato la centralità perduta nello svolgersi degli eventi e nello scenario mondiale ed è destinato a riprendersi quella funzione e quel ruolo che gli compete.

Possiamo essere presenti in special modo come Sud sovrano, libero e indipendente?

@barbadilloit

Pietro Golia*

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