Terni. Da capitale (mancata) della cultura al modello Sepang: sogni e opere con le quattro frecce

Razionalismo. Terni, piazza dell'Orologio. Torre del Palazzo delle Corporazioni (oggi sede della Camera di Commercio).

165 m. La Cascata delle Marmore, opera di ingegneria romana del console Curio Dentato, 271 a.C.
165 m. La Cascata delle Marmore, opera di ingegneria romana del console Curio Dentato, 271 a.C.

Terni, addio al titolo di Capitale italiana della cultura. Il Ministro Dario Franceschini, infatti, ha incoronato Mantova Capitale italiana della cultura 2016. Il capoluogo umbro, in corsa insieme a Spoleto, resta comunque in lizza per il 2016, ma la “sconfitta” brucia. Pompiere della scottante delusione un nuovo progetto, che punta alle due ruote.

E’ di questi giorni, infatti, la notizia che Palazzo Spada (sede del Comune, nda) stia valutando l’opportunità di realizzare un centro sportivo destinato alle gare motociclistiche.

In realtà, si tratta di un’idea già promossa in passato, ma evidentemente fermatasi con le quattro frecce. Nell’aprile 2002 (verbale di consiglio del Comune di Terni, 10.04.2002, nda) un consigliere chiede conto alla giunta della realizzazione dell’autodromo cittadino. Ma la voglia di essere la Sepang del centro Italia non ha abbandonato i ternani, che seguono con attenzione l’evolversi del progetto che, a onor di cronaca, è ancora in fase embrionale, né si sa quanti e quali fondi saranno stanziati e da chi.

Studios di Papigno (TR). Particolare visibile dalla strada.

Ambizione? No, piuttosto un placebo, un indorare la pillola amara di una città che ha molte risorse sulle quali puntare, peccato sia poco capace a valorizzarle. Ad essere fermo con le quattro frecce, infatti, non è solo il vecchio circuito, ma tante altre iniziative delle quali ci si è presto scordati.

Un esempio? San Valentino. Terni ospita le spoglie del Santo patrono degli innamorati, celebrato da una festa mondiale che genera un indotto miliardario all’industria dolciaria, a quella dell’intrattenimento e a quella del gioiello. Eppure, la città che conserva le reliquie del Santo non è in grado di farne vero tesoro. Manca la capacità di comunicare e di condividere, con cittadini e non, la conoscenza del territorio e delle sue ricchezze. E se il vescovo Valentino resta lì, nell’omonima basilica, stessa sorte tocca all’imperatore  romano Marco Claudio Tacito che proprio a Terni ebbe natali; così come poco nota ai turisti è l’antica Carsulae, città romana ancora integra per la gioia di archeologi e di Indiana Jones in erba.

Che dire poi degli Studios di Papigno e della Cascata delle Marmore, gioiello di ingegneria idraulica d’epoca romana? Dei primi, tramontato il sogno della Hollywood sul Nera, le scenografie de La Vita è Bella di Pinocchio di Roberto Benigni hanno subìto, per anni, il logorio del tempo in attesa di sapere di che morte morire. La seconda mantiene una sua notorietà, certo non completamente sfruttata a fini commerciali. E, acqua per acqua, anche la Fontana di Ridolfi, goiello del Razionalismo italiano, è in attesa di fondi, privati, per tornare a zampillare…

Di fronte a tanta storia non valorizzata e davanti a tante opere lasciate con in panne, viene da domandarsi che senso abbia avuto concorrere per il ruolo di Capitale italiana della cultura in particolare se, dopo la vittoria di Mantova, l’attenzione si sia subito spostata su una nuova idea. Idea ambiziosa il circuito motoristico, ma non certo incidente sull’economia del comprensorio, almeno sul breve periodo. E nemmeno capace di restituire a Terni e al Paese la consapevolezza dell’identità e del passato di una terra che non è solo industria in crisi, vertenze e scioperi sindacali.

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Marco Petrelli

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