Storia (di M.Veneziani). La marcia su Roma del 28 ottobre: una rivoluzione rassicurante

marcia_su_Roma_html_m12fa4ed1Pubblichiamo uno scritto di Marcello Veneziani sulla ricorrenza della Marcia su Roma

1) Nel suo significato politico la Marcia su Roma fu una «rivoluzione rassicurante». Così fu concepita dal suo Capo. Fu una rivoluzione rassicurante perché volle rassicurare il Paese e il suo establishment, il popolo e i “palazzi”. Già dal 1921 il rivoluzionario Mussolini aveva lasciato i toni antisabaudi, anticlericali e antiborghesi. Con la Marcia rassicurò la Corona, lo Stato, le Istituzioni, le forze armate e i militi, la Magistratura, la Chiesa, la Borghesia, il Capitale, e pure il Parlamento, fece un governo di coalizione. E rassicurò gli italiani che si sarebbe ripristinata la legalità, l’ordine pubblico, la vita normale, la sicurezza sociale.

2) La Marcia su Roma non fu la calata dei barbari sulla capitale. L’azione fascista nasceva dal grembo della cultura italiana, dopo lunga incubazione. Non la sostennero solo gli agitatori dell’arte e della letteratura, del giornalismo e del pensiero, i futuristi e i nazionalisti, Papini, Prezzolini, Soffici, D’Annunzio, Malaparte. Ma all’inizio anche fior di liberali come Benedetto Croce e Giovanni Gentile, Vilfredo Pareto e Gaetano Mosca, Maffeo Pantaleoni e Luigi Einaudi, Alberto de’ Stefani, Luigi Albertini e Ugo Ojetti. E personalità come Giacomo Puccini e Guglielmo Marconi, Luigi Pirandello, Ada Negri e Giuseppe Ungaretti, Umberto Saba e Giuseppe Rensi, il duca d’Aosta e la Regina Margherita. Croce addirittura presiedette nel 1914 il Fascio d’ordine che auspicava l’alleanza tra liberali nazionali e cattolici e criticava la massoneria, il giudaismo e il parlamentarismo.

3) Dove nasce la Marcia su Roma? Dalla Guerra vinta e sanguinante, frustrata e mutilata, i tanti caduti, l’esperienza del fronte con l’adrenalina ancora in circolo, le sue ferite aperte e le sue energie rimaste attive. Nasce poi dal caos del dopoguerra, dagli scioperi e dalle violenze del biennio rosso. E ancora: nasce dal cortocircuito tra decadenza politico-civile ed esuberanza giovanile-culturale. Infine dalla forte personalità di un Capo che fu chiamato Duce (dicono che il primo ad appellarlo in quel modo fosse stato Pietro Nenni, già suo compagno di galera, ai tempi dell’interventismo rivoluzionario).

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Marcello Veneziani

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