Politica. Prime divergenze tra Casapound e Lega. Di Stefano: “A Bologna non ci saremo”

Salvini e Di Stefano
Salvini e Di Stefano

Prime frizioni nell’asse tra la Lega e CasaPound Italia. Il leader del movimento delle tartarughe frecciate, Simone Di Stefano, ha preso le distanze dalla manifestazione promossa da Salvini a Bologna, denunciando un pericoloso neoconsociativismo e orientamenti non condivisibili in vista delle prossime amministrative di Roma (Noi con Salvini guarda con favore alla candidatura a sindaco di Alfio Marchini).

“L’8 novembre a Bologna non ci saremo. I presupposti della manifestazione non sembrano quelli del nuovo corso di Salvini, di un fronte identitario e ‘sovranista’, ma assomigliano molto di più ai connotati dellavecchia Lega e del vecchio centrodestra. A confermarlo, più che le parole del segretario del Carroccio, sono quelle di alcuni alti dirigenti del suo partito, come il senatore Gian Marco Centinaio, che supplica la presenza di Berlusconi e mal digerisce quella di CasaPound Italia”: questa la posizione di Simone Di Stefano, vice presidente di CasaPound Italia. Sono troppi gli equivoci sul tavolo, dalla collaborazione con Forza Italia, in Europa vicina al Ppe, ai primi orientamenti su Roma, con l’attenzione per la candidatura di Alfio Marchini. “Come si può sostenere la battaglia contro l’Euro, contro l’immigrazione, contro le ingerenze di Bruxelles, dire di guardare al Front National di Marine Le Pen, e poi invocare la presenza di chi fino all’altro ieri governava (e oggi governa di nascosto) insieme a Renzi in Italia e insieme a Juncker e alla Merkel in Europa?. Non sono questi i presupposti tracciati dal segretario della Lega Nord ed è evidente che alcuni suoi dirigenti si rifiutino di ascoltarlo”. Da qui il monito finale: “Anche a Roma e nel Lazio, il neo commissario di Noi con Salvini Centinaio, tenga ben presente che i romani non sono disposti ad accettare lezioni di “lumbard” da nessuno, soprattutto se la proposta è quella di puntare sui riciclati degli altri partiti del centrodestra e di appoggiare alleanze improbabili con ricchi e potenti costruttori come Alfio Marchini”.

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Antonio Fiore

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