“Se il messaggio dell’Oms passasse – spiega Carlo Fidanza, dirigente di FdI e già in Commissione Agricoltura all’Europarlamento – intere province lombarde, e non solo, verrebbero messe in ginocchio. Il tutto per una questione economica (gli interessi di qualche grande lobby) e ideologica (gusto e sapori fanno rima con identità, che nel mondo di oggi va scientificamente annientata). Questo avviene mentre si discute il TTIP, il trattato di libero scambio con gli USA che apre ad alimenti realizzati con prodotti chimici, ogm e altre porcherie che in Europa sono vietati. E ancora non è stata garantita la piena tracciabilità delle carni, tanto che ogni giorno migliaia di capi importati dall’Olanda o dalla Bulgaria entrano da noi pronti a diventare “carne italiana”. I signori dell’Oms pensino a questo invece di agitare fantasmi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è un altro volto noto di FdI, Viviana Beccalossi, assessore regionale di origini bresciane, che si concentra sulla decisione europea. “Ecco l’Europa che non vogliamo. Un’Europa troppo spesso intenta a varare leggi e leggine per lo più inutili, che vietano agli italiani di mangiare ‘polenta e osei’ o lo ‘spiedo bresciano’, ma gli consentono di nutrirsi di insetti o scorpioni”.
Quello della carne nelle regioni del nord è uno dei settori principali. Fra allevamenti, macelli e rivendite, le persone coinvolte sono centinaia di migliaia e un crollo del mercato sarebbe devastante.
