Il caso. Dimissioni per il preside “politicamente corretto” che cancella il Natale

Il presepe come simbolo di Natale
Il presepe come simbolo di Natale

E’ salito agli onori della cronaca per una delle peggiori decisioni che si potessero assumere: il Natale, nell’Istituto Garofani, a Rozzano, paese in provincia di Milano, non si festeggia, non esiste. La decisione è del preside Marco Parma, 63 anni, che intendeva così favorire il dialogo con la componente musulmana nella scuola. Cioè il 20 per cento del totale degli studenti, che sono mille. Ma si scatena la polemica nel mondo politico e, alla fine, si dimette dall’incarico che ha in quella scuola.

Così, una decisione senza senso di un preside rilancia di fatto il dibattito sull’identità e sulla libertà di professare la propria religione. Sì, perché nessuno – tanto meno la comunità musulmana – aveva chiesto di eliminare i festeggiamenti del Natale. E stabilire che la festività si cancella “per favorire il dialogo fra le comunità religiose” o per “non urtare le sensibilità dei fedeli di altre religioni” impedisce ai bambini della scuola (di cui l’80 per cento cattolici) di festeggiarlo in classe con i compagni, con canti, recite e concerti. E’ intervenuto anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha detto che “il Natale è molto più importante di un preside in cerca di provocazioni. Se pensava di favorire dialogo e convivenza in questo modo, mi pare abbia sbagliato di grosso”.

Parma aveva anche pensato di spostare il concerto al 21 gennaio ribattezzandolo (…è il caso di dirlo) “Concerto d’inverno”, un escamotage per eliminare il Natale e i richiami religiosi. Insomma, il preside non ha rispettato – forse involontariamente – la fede e le festività dell’80 per cento degli alunni e delle loro famiglie. “Dovrebbero semplicemente licenziarlo” ha commentato Matteo Salvini. E politici di tutti i partiti si sono espressi più o meno in quei termini. Il dirigente, che forse in un primo tempo non s’era reso conto del senso reale della propria iniziativa, ha informato la Direzione regionale scolastica di essere pronto a lasciare l’incarico. Cosa che ha fatto alcune ore dopo.

Infatti, non si favorisce il dialogo con i musulmani cancellando la propria identità, le proprie tradizioni. Eliminare se stessi e la propria cultura per ossequiare il “politicamente corretto” non è un modo per incontrare i fedeli di altre religioni e avviare un dialogo.

Eppoi, il Natale è una festa europea religiosa (era la ricorrenza del Sol Invictus nell’antica Roma, poi ripresa dal Cristianesimo come nascita di Cristo) che viene festeggiata anche dai laici. Il preside Parma, dopo millenni, voleva cancellarla.

Sul Corriere, in un intervento, il ministro Stefania Giannini sostiene l’importanza della scuola “come luogo principale di trasmissione e condivisione dei nostri valori e di integrazione con i valori di altre comunità che sono ormai parte integrante della nostra società”. Se l’integrazione passa per l’imposizione, attraverso l’educazione, di modelli culturali determinati alle varie comunità straniere, molto probabilmente non si raggiungerà alcun obiettivo. E se si intendono integrare i differenti valori dei migranti (non solo dei musulmani, quindi) con quelli della società italiana, l’operazione sembra ancora più difficile…

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Manlio Triggiani

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