Venezuela. La dialettica Maduro-maggioranza filo-Usa e la nascita di un nuovo parlamento

Il poster di Chavez e sulla destra il presidente Maduro
Il poster di Chavez e sulla destra il presidente Maduro

Il governo del Venezuela ha annunciato nei giorni scorsi la creazione di un Parlamento Nazionale Comune che andrà ad affiancare l’Asamblea National, attuale organo legislativo del Paese. Con la creazione di una nuova istituzione, non prevista dalla Costituzione del 1999, il presidente venezuelano Nicolas Maduro sta preparando l’offensiva contro il partito di centro-destra Mud (Mesa de la Unidad Democratica), in seguito alla sconfitta subita alle elezioni legislative dello scorso 6 dicembre.

Il voto delle politiche ha premiato i filoamericani del Mud

Il popolo venezuelano, recatosi alle urne i primi giorni di dicembre, ha preferito la coalizione di centro-destra Mud al partito socialista unificato del Venezuela (PSUV) che sosteneva Maduro. Al Mud sono andati 112 seggi del Parlamento su un totale di 167. Ai socialisti solo 55. L’affluenza è stata molto alta: 74, 25%.

“Maduro ha perso le elezioni – ha spiegato al Foglio uno dei capi ufficio stampa di Unidad – ma la maggior parte dei nostri concittadini è e resta chavista”.

Maduro ha riconosciuto la sconfitta

Il presidente venezuelano, subito dopo i risultati elettorali, si era rivolto alla Nazione riconoscendo la sconfitta ( la prima di 16 anni di chavismo) e aveva dichiarato: “Siamo qui, come la nostra morale e l’etica, a riconoscere questi risultati avversi” la cui colpa è attribuibile ad una “guerra economica” che il “capitalismo selvaggio” porta avanti contro il Venezuela. Accuse ribadite durante un’intervista rilasciata al Manifesto del 10 dicembre nella quale Maduro affermava che:

“La destra venezuelana è governata da Washington e dal Fondo monetario internazionale, che vedremo purtroppo tornare. Vuole distruggere tutti gli accordi di cooperazione con Petrocaribe, provocando una catastrofe umanitaria. Vuole azzerare le relazioni con la Cina, con la Russia e con il resto dell’America latina e dei Caraibi per cancellare la nuova indipendenza del continente. Vogliono snaturare il Mercosur, la Unasur, distruggere l’Alba”.

Il presidente del Venezuela, ex sindacalista e chavista della prima ora, è passato dalle parole ai fatti, inaugurando il Parlamento nazionale comune che potrebbe diventare un assemblea alternativa a quella Nazionale riconosciuta dalla Costituzione che lo stesso Chavez volle. Inoltre lo scorso 12 dicembre Maduro ha cercato anche il sostegno dei militari, rivolgendosi ai quali, dichiarava:

“Il Paese è vittima di una guerra non convenzionale, economica, finanziaria, criminale e psicologica. […] Siamo di fronte ad una crisi su larga scala che sta per generare una lotta di potere tra due poli […] tenetevi pronti!”.

Con questo clima incandescente, il 6 gennaio 2016 dovrebbe instaurarsi il nuovo Parlamento a maggioranza di destra filo-americana e vedremo se il Venezuela saprà accantonare la “revolution” chavista, considerando che il Paese è soggetto da due anni ad una pesante crisi economica che ha portato, in certi momenti, alla insufficienza di prodotti alimentari di prima necessità.

@barbadilloit

Fabrizio Ciannamea

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