BarbaVisio. Se E. A. Poe anticipa Dorian Gray: l’inquietudine de Il Ritratto Ovale

Il rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione, tra quello che appare e quello che invece è. Con la consapevolezza finale che la fotografia che si fa del reale resta, mentre la realtà stessa cambia. Ma la realtà è certo più vera perché non sfugge al tempo. C’è anche l’anticipazione di qualche tema che poi in Dorian Gray Oscar Wild svilupperà a livello planetario. E’ il mini racconto ‘Il ritratto ovale’, scritto da Edgar Allan Poe nel 1842 che narra la storia di un uomo rinchiuso in una castello a che trova proprio un dipinto dalla cornice ovale.

‘Ora che vedessi gusto, non potevo né volevo dubitare, poiché il primo bagliore delle candele su quella tela pareva aver dissipato lo stupore sognante che si era impossessato dei miei sensi per poi riportarmi improvvisamente alla vita cosciente’.

Nel racconto anche una storia nella storia, visto che l’uomo scopre in un libro i fatti che hanno portato alla creazione di quel dipinto: un pittore innamorato di una donna decise di realizzare il suo ritratto, segregandola per giorni e giorni in una parte fredda e oscura di un castello. Distratto dall’altra sua amante, ossia l’arte, nell’osservare l’opera mentre la donna rimaneva inchiodata al suo posto di musa ispiratrice, ecco che nel finale, all’ultima pennellata, con il ritratto bello e pronto, l’uomo si accorge della morte di lei.

‘Ancora intento a contemplare l’opera conclusa, cominciò a tremare, impallidì e atterrito, esclamò a gran voce: Ma proprio questa è la Vita! Si voltò all’improvviso a guardare la sua donna amata: era morta!’

La realtà (la donna) muore, mentre la rappresentazione della realtà (il ritratto) ‘è la vita!’, per stessa ammissione dell’artista. Quel che fugge e quel che resta. Ecco il messaggio visionario di Edgar Allan Poe.

Edgar Allan Poe si trova al terzo posto della classifica di Visio sugli scrittori più visionari di sempre, dopo le analisi di Il diavolo nel campanile, L’uomo della folla, William Wilson eLa Maschera della morte rossa.

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Massimo Colonna

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