Cultura. Addio a Ida Magli, coraggiosa fustigatrice del globalismo

Ida Magli
Ida Magli

Ida Magli, antropologa controcorrente, è morta oggi a 91 anni nella sua casa, a Roma.

Nel mondo culturale non conformista si è distinta dal 1994, da collaboratrice del Giornale: sul quotidiano milanese ha evidenziato prima e meglio di altri i limiti del globalismo e i rischi connaturati alla progressiva cancellazione delle identità dei popoli. Aveva fondato un movimento contro l’Europa dieci anni fa, quando i venti euroscettici dovevano ancora venire: traccia della sua attività si ritrova si www.italianiliberi.it. Per Giordano Bruno Guerri, che l’ha insignita del Premio del Vittoriale, ha spiccato nella cultura italiana individuando “con grande anticipo i problemi che stiamo vivendo”, in Italia e a livello continentale.

Ecco una citazione dell’insigne antropologia che ne racchiude la profondità di analisi.

“Quello che non è mai stato detto chiaramente da nessuno dei nostri politici: lo scopo finale della globalizzazione, il Governo unico mondiale. La riduzione all’uguaglianza di comportamento per tutti i popoli: una sola lingua, una sola religione, una sola moneta, una sola identità, una sola cultura, un solo Stato. La “guida” sottostante a quella dei governanti sembrerebbe massonica, in quanto questi sono fin dall’inizio gli ideali massonici, ma non ne esistono prove. Personalmente però io sono convinta che la globalizzazione non sia, non possa essere la meta finale, ma piuttosto lo strumento per uno scopo ulteriore di cui non so nulla. Il motivo per il quale ritengo che la globalizzazione non possa essere la meta finale, è presto detto: non è possibile mantenere miliardi di uomini immobili nella posizione raggiunta. La lingua, per esempio, si trasforma da sé senza che nessuno ne sia consapevole e lo voglia (pensiamo, per esempio, a quanto sia diverso l’italiano di oggi dall’italiano di Dante); i legami, gli affetti fra i gruppi territorialmente più vicini diventano necessariamente più forti ( nell’affetto o nell’ostilità) che con i gruppi lontani, e così via. Insomma l’uguaglianza non perdura neanche per brevissimi periodi se non con la violenza di un potere dittatoriale (come è successo nel mondo sovietico) e, dopo il periodo della dittatura, sicuramente il governo mondiale non potrebbe sussistere”.

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