Cultura. David F. Wallace e l’occidente immobile che si sta praticando l’eutanasia

David F. Wallace
David F. Wallace

Il 21 Febbraio del 1962 nasceva David F. Wallace. Uno dei più grandi scrittori americani.  Se ne sente la mancanza del suo sguardo acuto con cui ha saputo guardare dentro lo spirito di questa nostra società malata.

Il merito più grande di Wallace è aver saputo raccontare l’immobilismo di una società – quella che conta perché pensa di contare – che non sa dove andare. Da tempo. Che non ha un progetto di futuro.

Prendete quella coppia in una delle interviste a uomini schifosi. Lei vive turbata dal pensiero che la scava con l’isteresi di un’ossessione, di non riuscire a soddisfare sessualmente il marito. Pensa che i suoi pompini non siano il massimo per lui. Anzi, pensa che lui si faccia male ma che, per non arrecarle dispiacere, simula di goderne. Lui, il marito, è un operatore finanziario che vive le insonnie dei mercati che, nella globalizzazione dei fusi orari, sono sempre aperti.

Ecco che Wallace con descrizioni che sono un trionfo di dettagli, che sono un girovagare dovizioso e analitico, costruisce un parallelismo perfetto tra due oscillazioni. La periodicità della testa di lei sul pene di lui,  e le gobbe delle linee di tendenza che interpolano i dati di titoli e valute che in quel loro danzare sui monitor distruggono ogni futuro per un misero presente. Scalping e scappelling. Ecco. Wallace ha la capacità di cogliere le liturgie dei gesti. La liturgia di come l’Occidente si sta praticando l’eutanasia.

@barbadilloit

Michele Fronterrè

Michele Fronterrè su Barbadillo.it

Exit mobile version