Usa. Il vademecum per il super Tuesday

repubblicani-democratici-simboliAll’una di notte italiana del 2 marzo chiuderanno i primi seggi degli stati americani impegnati nel Super Tuesday, il giorno in cui virtualmente i candidati alle primarie USA hanno la possibilità di dare una svolta alla campagna, imponendosi definitivamente sugli avversari. Di seguito uno breve guida per capire la situazione e per comprendere il sistema delle primarie d’oltre oceano.

Dove si vota: i democratici voteranno in 11 stati più le isole Samoa. I repubblicani in tredici stati, ecco perché i numeri comparsi sui media in questi giorni non sono stati univoci. I numeri dei delegati sono però diversi in base al partito,così come i metodi di voto.

I delegati democratici: il numero totale dei delegati democratici è 4763, di cui già eletti 663. Hillary ne ha già 546 e Sanders 87. Per ottenere la candidatura presidenziale ne servono 2382. Durante il super martedì in totale ci sono in palio 1013 delegati. Lo stato più importante è il Texas che ne assegna 252.

I delegati repubblicani: il numero totale dei delegati repubblicani è 2472, di cui già eletti 133. 82 a Trump, 17 a Cruz, 16 a Rubio e 6 a Kasich. Per ottenere la candidatura ne servono 1237. Durante il super martedì ci sono in palio 689 delegati. Lo stato più importante è il Texas che ne assegna 155.

I candidati democratici: secondo i sondaggi Hillary dovrebbe essere avanti e sicura della vittoria con un largo vantaggio. I sondaggi la danno a livello nazionale al 55%.

I candidati repubblicani: Donald Trump è dato da solo al 49% dei consensi. Secondo Rubio a 16 mentre Ted Cruz è a 15. Quest’ultimo però ha la sua roccaforte in Texas e quindi se in questo stato riuscisse ad aggiudicarsi un buon risultato potrebbe impensierire Trump o per lo meno ritardarne la nomination, che per molti è ormai scontata.

Caucus e primarie: i metodi di voto sono diversi fra loro da stato a stato e da partito a partito. In alcuni stati si vota con i caucus, assemblee pubbliche in cui si vota talvolta per alzata di mano. Questo metodo è usato in pochi stati, generalmente i più piccoli. Le primarie sono invece elezioni vere e proprie con schede elettorali e seggi.

Il caso Trump: se il miliardario vincesse le primarie diventerebbe candidato ufficiale dei repubblicani, anche se l’establishment a quanto pare non lo vuole sostenere. Se però i capi decidessero di sostenere un altro candidato, come ad esempio Bloomberg, outsider che si candiderebbe da indipendente, sarebbe delegittimato in modo irreparabile il sistema delle primarie.

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