Esteri. Mario Arpino: “Islamismo nei Balcani? Tutto inizia con i bosniaci contro Milosevic”

arpinoAi tempi della dissoluzione del regime di Tito, gli Usa, seguiti dalla Nato, decidevano di cogliere il momento per distruggere l’ultimo nucleo duro comunista rimasto nell’enclave occidentale europea, il regime di Slobodan Milosevic” ricorda il generale Mario Arpino, approfondendo il tema della diffusione dell’Islam radicale nei Balcani.

Terra attraversata da sanguinari conflitti etnici durante la Seconda Guerra Mondiale, negli anni ’90 del XX Secolo le divisioni culturali e sociali tornano “utili” a potenze straniere per ridisegnare la mappa geopolitica dell’Europa orientale. E’ il caso, come spiega l’ufficiale, dei musulmani bosniaci più integralisti, mujaheddin europei della lotta al comunismo…

Generale, quale ruolo ebbe l’Islam bosniaco nella guerra a Milosevic e quali conseguenze ebbe il sostegno ai combattenti religiosi?

La Bosnia, guidata da Alija Izetbegovic (sindaco di Sarajevo, presentato dai media occidentali come moderato), avrebbe svolto per l’estremismo islamico lo stesso ruolo dell’Afghanistan negli Anni Ottanta, offrendo ai mujaheddin internazionali un campo di battaglia dove esercitarsi alla jihad. A lui, andrebbe ascritto il merito di aver importato e sviluppato il jihadismo nell’Europa balcanica”.

Musulmani in armi contro il comunismo: una cosa non nuova, Afghanistan a parte…

Già. Sotto il regime ateo di Tito questa componente restò in sordina, ma alcuni estremisti, che avevano aderito alle Waffen SS* durante l’occupazione e, nel dopoguerra, all’organizzazione egiziana dei Fratelli Musulmani, continuavano a coltivare il sogno di fare della Bosnia il riferimento di tutti i musulmani d’Europa”.


Poi, nei ’90?

Con il crollo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia gli Usa, seguiti dalla Nato, decidevano di cogliere il momento per distruggere l’ultimo nucleo duro comunista rimasto nell’enclave occidentale europea, il regime di Slobodan Milosevic. I musulmani e i croati di Bosnia avrebbero potuto rendersi assai utili, visto che, pur nemici tra loro, odiavano i serbi”.

Alija Izetbegovic

Quale ruolo ebbe Izetbegovic?

Nel 1989 riunì i suoi amici islamisti radicali in un partito politico che denominò banalmente Partito di Azione democratica (Sda), evitando l’utilizzo di terminologia religiosa o nazionalista, vietata dalle leggi federali. Finché, come già con i mujaheddin in Afghanistan, arrivarono supporto e finanziamenti… Identica cosa accadde più tardi con i musulmani kosovari di etnia albanese. Occasione unica per Izetbegovic e per i suoi amici integralisti sauditi ed emiratini, che furono prodighi di finanziamenti, di aiuti e di costruzione di nuove moschee”.

Davvero l’Occidente non si accorse di nulla?

In realtà, a metà degli Anni Novanta l’integralismo islamico stava già preoccupando gli americani; tuttavia, nei Balcani i militanti continuavano a essere utili per combattere Milosevic. Fu così che, specie in occasione dell’assedio di Sarajevo, tutti i bosniaci passarono decisamente nella categoria delle vittime e ad Alija Izetbegovic tributati tutti gli onori”.

Quindi, agli USA e ai loro alleati era nota la situazione…

Guardi, sarebbe bastato recarsi a Sarajevo per constatare la differenza di sviluppo tra le tre enclavi cittadine. Al primo posto vi è quella musulmana, segue la croata e alla distanza, buona ultima, quella serba, ancora la più povera. Al termine del conflitto, inoltre, i bosniaci integralisti e quelli venuti in loro soccorso dall’estero non furono più oggetto di alcuna attenzione, sebbene fosse già allora noto (ma tollerato quale costume locale) che tra le montagne essi ricevessero in premio come “mogli” le vedove dei bosniaci uccisi in battaglia”.

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