Economia. Arriva Starbucks in Italia (per davvero)

starbucks_il_divino[1]Starbucks arriverà in Italia nel 2017, dopo anni di smentite. L’annuncio è arrivato direttamente da Howhard D. Schulz, presidente della catena di caffetterie presente in tutto il mondo con 24 mila negozi in 70 paesi. Un colosso che nel Bel Paese arriva con grande ritardo, nonostante fosse atteso da molti, che potranno quindi gustarsi il noto frappuccino in centro a Milano, fra circa un anno.

Perché Starbucks ha atteso decenni per approdare sul suolo meneghino? Stando al comunicato proprio una visita in Italia ispirò in Schulz l’idea di aprire la catena. “La storia di Starbucks è strettamente legata alla tradizione italiana del perfetto caffè espresso. Tutto quello che abbiamo realizzato si basa sulle meravigliose esperienze che molti di noi hanno vissuto in Italia e da 45 anni la nostra aspirazione è stata quella di agire da depositari rispettosi della tradizione italiana”, ha dichiarato Schultz. “Ora intendiamo provare, con umiltà e rispetto, a condividere quanto abbiamo fatto e imparato aprendo il nostro primo store in Italia. Il primo Starbucks italiano verrà progettato con una scrupolosa attenzione ai dettagli e con un grande rispetto per gli Italiani e la cultura del caffè.”

Si può quindi desumere che, da un punto di vista commerciale, la catena abbia reputato svantaggioso andare ad aprire una caffeteria dove ce ne sono già migliaia e, soprattutto, dove il caffé è un elemento culturale imprescindibile. Come si dice da queste parti, non si va ad insegnare ai gatti ad arrampicarsi.

Oggi però la situazione è cambiata , in quel di Milano. Molti bar storici chiudono o sono in difficoltà e anche in zone centrali la diffusione degli esercizi commerciali gestiti da cinesi è capillare. Il caffettino al bar perde di qualità, così come va disperdendosi il rapporto con il barista, la chiacchierata della pausa caffé. Caratteristiche che sopravvivono nei bar di quartiere gestiti da italiani, dove il lunedì mattina è dedicato esclusivamente alle recriminazioni calcistiche. Starbucks potrebbe quindi unire le sue peculiarità di luogo di ritrovo, con wifi gratuito e permanenza illimitata (c’è chi ci va a fare le riunioni di lavoro), con quelle dei tipici bar italiani, magari posizionando un bancone per il caffé veloce.

Certo qualcuno griderà allo scandalo e alla colonizzazione, ma non sarà certo un frappuccino il problema dell’italianità.

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Francesco Filipazzi

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