Il caso. Il partito della famiglia di Adinolfi? Strada individualista per affermare una visione

Mario Adinolfi
Mario Adinolfi

Mario Adinolfi, uno dei riferimenti più in vista del Family Day, ha lanciato il suo nuovo partito: Il Popolo della Famiglia. Una mossa annunciata dalle colonne del (suo) quotidiano La Croce con un appello a doppia firma sua e dell’altro pasionario Gianfranco Amato, che si dicono spinti “da migliaia di messaggi di costituire un soggetto politico” e chiedono un “miracolo al Signore” per riuscire a raccogliere le firme necessarie per presentare liste elettorali alle prossime Amministrative.

Ci risiamo. La smania individualista che prende il sopravvento sull’interesse della collettività.

Perchè se il lancio di un partito politico ad hoc è un’ottima opportunità per Adinolfi di coronare l’ambizione di rientrare nell’arena politica (lui che già viene da un’esperienza in Parlamento nelle fila del PD), di sicuro è una pessima scelta per le ambizioni di quel milione di persone sceso in piazza a Roma lo scorso 30 gennaio e di quella maggioranza di italiani che in quella battaglia si riconosce. Perchè la battaglia per tutelare il primato della famiglia ha speranze solo se trasversale e condivisa, dovendo essere la famiglia il presupposto essenziale per ogni possibile modalità di sviluppo di una società e dunque di ogni progetto politico.

Farne abuso rinchiudendola all’interno di un logo partitico è letale perchè sottopone l’elettore a una scelta brutale. Significa rinunciare all’obiettivo di porre la famiglia come perno fondamentale in qualsiasi progetto politico che – da destra a sinistra – viene proposto nel Paese per farne una bandiera partigiana. E, anche dal punto di vista strategico, sarebbe suicida: se oggi la manifestazione Family Day è riuscito a scuotere le coscienze nei diversi partiti presenti in Parlamento ottenendo appigli trasversali che hanno ostacolato pesantemente l’iter del DDL Cirinnà costringendo Renzi e Alfano a un abominevole inciucio per portarlo a termine, un partito Family Day rinchiuderebbe l’azione pro-famiglia dentro una percentuale che la renderebbe inefficace.

L’idea di Adinolfi è dunque il modo migliore per disinnescare la bomba in difesa della Famiglia, facendo un favore a Renzi (di cui Adinolfi è già stato sostenitore ai tempi delle Primarie) e ai suoi che così potranno ridurre a minoranza parlamentare un’istanza che è maggioranza di opinione. Un assassinio in piena regola a fini di carrierismo politico.

Un partito in difesa della famiglia peraltro già c’è e ha dimostrato determinazione, serietà e concretezza nel farlo: la Lega Nord. Basti pensare al coraggio con cui la Regione Lombardia di Maroni è scesa in campo, con iniziative che mai prima avevano compiuto neppure gli storici referenti politici del mondo cattolico. E il coraggio della Lega è stato alimentato proprio dal supporto dell’associazionismo civico culminato nel Family Day. E ciò che ha spinto altre forze politiche (più timide in prima battuta) a seguire questo esempio e diversi esponenti politici persino a dissentire dal proprio partito, è proprio il fatto che il Family Day è stato evento di popolo trasversale, non di un partito.

Ora, è bene che Adinolfi e altri non mandino in fumo tutto questo per fini egoistici. Altrimenti #ciricorderemo.

*direttore de Il Talebano

@barbadilloit

Vincenzo Sofo*

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