Cinema. Tre film per l’addio a Garrone, maschera dei vizi della borghesia italiana

garroneRiccardo Garrone ci ha lasciato. Con lui se ne vanno, tanti, troppi personaggi del cinema italiano. Troppo attore, sta stretto dentro la definizione di caratterista quanto nel ricordo zuccheroso del volto prestato al San Pietro dello spot del caffè. Protagonista assoluto della commedia all’italiana, eppure ha interpretato dei grandissimi personaggi, minori quanto si vuole, che con gli anni sono diventati delle vere e proprie icone. Ne abbiamo scelti alcuni. Uniti da un unico minimo comune multiplo: personaggi che son maschere dei vizi della piccola borghesia italiana. Che qualcuno vuol credere confinati negli anni che furono e che invece risultano attualissimi di questi piccoli e sciagurati tempi.

Il ragionieri Calboni lo interpreta a saga già iniziata, in Fantozzi subisce ancora. Fa parte della carovana dell’Ufficio Sinistri, ormai separato da decenni con la mitica signorina Silvani, si porta in vacanza “una nota troia di Bari chiamata ironicamente la contessa per i suoi modi aristocratici”. Spacciandola, chiaramente, per una gran dama. A bordo dell’autoambulanza accetta di far campeggio nella munnezza indicata dal guru Franchino. Incarnazione di alcuni grandi vizi italici, l’ostentare il nulla e l’accodarsi alle scemità della massa.E per non farsi mancare nulla è sempre il primo a bullizzare i deboli, salvo poi smascellarsi di sottomissione quando questi – seppur con mezzi poco consoni – diventano i potenti.

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Stesso anno, nel 1983, Garrone interpreta l’avvocato Giovanni Covelli in Vacanze di Natale. Un uomo che s’è fatto da sè e che esulta perchè “Anche questo Natale ce lo semo tolto dalle p…”.  Con il boom, “faceva il capomastro, mo’ c’ha i soldi e se scandalizza” quando sgama il figlio Giovanni (Christian De Sica) a letto con Leonardo Zartolin. Ostenta, con la moglie, raffinatezza, apertura mentale, comprensione, fa l’aristocratico. E quando, ubriaco fradicio, a Capodanno scopre l’amplesso gay del figlio esuberante ritrova e fa pace con le sue origini: “Moderno, un par de palle!”. Contra Trimalciones.

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Nel 1977 è il concessionario d’auto di Roma, Natali, che si oppone al pizzo che gli chiede Luigi Maietto, detto er Cinese, interpretato da Tomas Milian. Se ne frega di spendere soldi per quattro delinquentucci da strapazzo. Vuole risparmiare e non vuole grane ma si crede più forte di tutti perchè c’ha i soldi. Non è che si oppone per fini più alti e nobili quali sarebbero la legalità e via discorrendo anche se prova a convincere gli altri a non pagare. Così succede che er Cinese se lo porta in macchina, gli fa abbassare la cresta, gli prende i soldi e gli spezza pure una gamba. Tutto a bordo di una Citroen Ds Pallas, fiammante, che incontra il suo destino con quello de “Il cinico, l’infame e il violento”.

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Giovanni Vasso

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