Terrorismo (di M.Veneziani). L’identità è la chiave per incontrare chi è differente da noi

Santa Sofia a Istanbul, prima chiesa ora moschea
Santa Sofia a Istanbul, prima chiesa ora moschea

Per affrontare il diverso, lo straniero e il nemico, tendiamo a cancellare la nostra identità, ritenendola un ostacolo e una chiusura. Coltiviamo due illusioni opposte: renderci accoglienti nei confronti dello straniero e dichiararci aperti, senza confini né tabù, tolleranti e benevoli verso chiunque venga da fuori o si situi al di fuori di quell’orizzonte identitario. Oppure l’illusione opposta: ci crediamo superiori perché loro sono legati ancora alle loro identità, alle loro chiuse superstizioni, mentre noi siamo globali, agiamo nel nome dell’umanità e dei diritti umani, da cittadini del mondo, ci esprimiamo con la tecnica e il mercato e non con le armi e le religioni. 

Invece l’identità ci vuole per affrontare chi è differente da noi, chi è straniero, chi è ostile, chi ci dichiara guerra e compie azioni terroristiche. Affrontare vuol dire essere aperti sia al confronto che al conflitto. Gli incontri sono possibili tra identità diverse, non tra «nientità». Chi è fiero della propria identità mostra il suo volto senza maschere, è aperto, riconoscibile e non è disprezzato come un vigliacco infedele che si nasconde, che fugge, disposto a barattare la propria identità per la comoda sopravvivenza. Chi ama la propria identità riconosce un valore positivo alle identità e dunque è in grado di comprendere e rispettare anche quelle altrui, dello straniero e perfino del nemico.

Chi dà valore all’identità non calpesta le fedi, le culture e le tradizioni altrui, non irride i simboli e i riti altrui, perché ne riconosce per sua esperienza la loro importanza. Chi ama l’identità, rispetta le identità, a partire dalla propria. Amare la propria identità non vuol dire armare l’identità e imporla agli altri; vuol dire farsi carico della propria origine e del proprio destino, non abdicare né rinnegare ma risponderne, farla valere, offrirla.”

(Lettera agli italiani, Marsilio)

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Marcello Veneziani

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