Cultura. Il tramonto dell’Occidente in diretta sui nostri schermi

C_4_video_2087096_upiThumbnailEcco il Tramonto dell’Occidente – di cui parlava Spengler – in diretta. No, non mi riferisco alle esplosioni e alle fucilazioni di Parigi e Bruxelles. Bombe e morti in battaglia ci sono sempre stati. Mi riferisco piuttosto alle reazioni degli Europei: gente che disegna col gessetto per terra come se scrivesse pagine di storia e c’è chi cammina a piedi nudi come se marciasse verso un radioso avvenire. L’Europa Occidentale è moribonda e si consegna ai suoi carnefici. Occorrerebbe forse studiare lo stato d’animo degli Aztechi dopo l’arrivo dei Conquistadores per capire questo misto di fatalismo e rassegnazione.

Spengler l’aveva previsto: il mondo che dal Centro d’Europa si proietta a Occidente va verso il suo tramonto, che egli in verità immaginava più corrusco, più tenace, luccicante dei bagliori della tecnica e dei clangori del gigantismo industriale.

E tuttavia ci si potrebbe ricordare di quel maestro a cui accenna Battiato in Prospektiva Nevskij: “e il mio maestro mi insegnò come è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. In verità lo stesso Spengler intuì dopo la mezzanotte occidentale l’aurora di una nuova civiltà. Nella sua immaginazione visionaria essa si estendeva dall’Elba ai grandi fiumi russi fino alla Siberia, terra vergine e scrigno inesauribile di risorse. Una nuova “anima” sarebbe sorta a Oriente e il suo paesaggio sarebbe stata la immensa pianura orizzontale russo-sarmatica.

Rudolf Steiner coltivò nella sua anima una immaginazione simile. E parlò di una sesta civiltà indo-europea successiva a quella greco-romana e germanica: incentrata nella regione spirituale russa, un luogo intermedio tra Europa e Asia e dunque anche tra il mondo della tecno-scienza e quella delle sapienze trascendenti.

Questo movimento di civiltà si sta già verificando in questi giorni. Mentre le nazioni euro-occidentali si avviano a un naufragio sempre più tragico in un Mediterraneo ribollente e in un Atlantico dominato dalle bellicose oligarchie venali d’America i popoli dell’Est rivendicano con orgoglio confini, libertà, sovranità. Il limes europeo si ristabilisce lungo la linea verticale che qualche decennio fa fu la “cortina di ferro”.

A Est di questa cortina sembra esserci ancora vita e soggetti storici. Il comunismo fucilava i corpi, ma il capitalismo ha ammazzato le anime e per questo i popoli occidentali oggi sono zombie. Il baricentro della civiltà europea si sposta oggi più a Est. Ma la domanda, il grande enigma di oggi riguarda la Germania, che pure fu divisa in due e conobbe i diversi destini del dopoguerra. La Germania di oggi è destinata a seguire il destino dell’Occidente oppure nelle sue profondità saprà risvegliarsi il desiderio di un destino più alto?

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Alfonso Piscitelli

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