Cinema. Il successo triste di “Batman v Superman”: il marketing conta più della qualità

Batman v Superman
Batman v Superman

Quanto “Batman v Superman”  sia malriuscito è già stato spiegato su queste pagine qualche giorno fa; ma per quanto la delusione fosse attesa, stupisce che un film così costoso e fatto da un regista così pretenzioso sia così brutto – eppure così di successo. Siamo di fronte alla nuova frontiera del cinema commerciale, dove il marketing arriva a pesare più della qualità filmica, determinando incassi da blockbuster?

Zack Snyder sostiene di non essere un Michael Bay: è convinto di essere un grande regista e buona parte del pubblico è d’accordo con lui. Eppure, nella maggior parte dei suoi film ha dimostrato limiti artistici importanti.  “300”, che gli è valso un successo planetario, è un fumettone divertente, ma tenuto in piedi solo dall’estetica. Dovessimo rifletterci due minuti, ci renderemmo conto che la Grecia classica, ricca di spunti, è sprecata dentro una americanata steroidea e iperbarocca. “L’alba dei morti viventi” è la brutta copia del capolavoro di Romero, che da feroce critica socio-politica al capitalismo è trasformato in un action movie. Dove gli zombie per altro non sono neppure zombie, ma centometristi, in spregio allo stesso Romero che ille tempore spiegò più volte che no, gli zombie non possono correre perché sono morti e decomposti e cadrebbero quindi a pezzi. Infine “Watchmen”: una trasposizione discreta, accettabile, di un grande successo che forniva però molto ottimo materiale. Questi sono i tre film usciti bene a Snyder: dopodiché non ne ha più presa mezza. E con Batman v Superman l’ha fatta veramente grossa.

L’impressione è che nelle sue pellicole precedenti una buona squadra e una buona produzione avessero limitato i danni. Nell’ultima, invece, gli attori non funzionano, la fotografia è anonima, la sceneggiatura indecente e il montaggio è criminale. Ma Batman v Superman incasserà un sacco di soldi. Detiene già un record: è il peggior film ad aver incassato più di cento milioni di dollari nel weekend d’apertura. Questo, almeno, secondo il sito-riferimento Rotten Tomatoes, che aggrega i voti della critica cinematografica statunitense in una percentuale: la sufficienza è il 63%, il voto attuale di Batman v Superman il 29%. Insomma, non benissimo.

Tra i grandi incassi recenti ha fatto peggio solo l’indecente “Transformers  4”. Eppure Batman v Superman è peggio, perché la formula di Michael Bay è almeno onesta: un blockbuster d’azione ignorante, scemo, cretino, che però non fa nulla per nasconderlo: anzi se ne vanta. Verace, insomma. Batman v Superman invece si prende terribilmente sul serio. Ben lontano dal bell’esempio dei “Guardiani della Galassia” o del recentissimo “Deadpool”, che si prendono apertamente in giro con grande intelligenza, Snyder la mette giù molto pesante. Non è, insomma nemmeno come un McDonald’s, ma più come un ristorante costoso che serve piatti schifosi. Eppure, malgrado tutto questo, il film vende una marea di biglietti. Perché?

La riflessione amara è che a questo livello il cinema non c’entri più. I milioni incassati nel primo weekend non sono della pellicola, ma del titolo, dei faccioni sulla locandina e del marketing. Quello che succede dentro la sala di proiezione, evidentemente, a questo livello ormai conta poco. Non siamo più nemmeno nel regno del cinema commerciale, dove si confeziona un prodotto solo perché sia vendibile: siamo ai derivati, alla finanza, si vendono l’idea del film, la confezione e il marchio più che il prodotto. Il resto è condimento: che il film sia bello oppure una ciofeca conta poco.

Due cose, in conclusione, ci consolano: la resurrezione di George Miller, che speriamo sappia far capire anche alle major come fare cinema d’azione con sapienza; e l’uscita di Capitan America – Civil War, il quale se una  cosa eroica può fare è quella di impedire a questa “cagata pazzesca” di Snyder di vincere la gara degli incassi del 2016.

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Andrea Tremaglia

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