L’avrete capito. Odio il longopranzismo, cioè l’idea che per pranzare (o cenare) in un ristorante si debba prenotare con mesi se non con anni d’anticipo. Sia chiaro: sono contento per chi ha successo e si trova la fila davanti all’uscio. Non ce l’ho con gli osti, figuriamoci, se uno che non trova posto subito vuole prenotare a giugno o a ottobre, io, ristoratore che faccio? Non prendo la prenotazione? Certo che no.
Io ce l’ho con i longoprenotatori. Del “Bulli” di Ferran Adrià si raccontava che se chiamavi oggi prendeva le prenotazioni per ottobre 2017. Voglio i nomi di quelli che chiamano ad aprile 2016 per prenotare il 30 ottobre 2017. A parte il fatto che può succedere di tutto – non necessariamente catastrofi, ma cose belle tipo mi innamoro di un’ereditiera argentina di vent’anni con un palazzo a Palermo e un’estancia di 15 mila ettari nella pampa e addio – , io vado al ristorante per il gusto, per il piacere, per la curiosità, per l’avventura. Sono tutti sentimenti che prevedono l’immediatezza della soddisfazione. Il senso dell’avventura lo devi cavalcare, se no s’ammoscia . Massimo Bottura è ora uno dei cuochi più famosi del mondo e improvvisamente tutti vogliono andare da lui perché è di moda. I love Massimo, anche umanamente. E sono felice di esserci stato la prima volta che aveva a stento una stella e non era una star, ci sono andato perché avevo piacere di farlo. Ho prenotato credo cinque giorni prima. Vabbè, alla fine ognuno è libero di fare quello che vuole, però quando becco uno che ha prenotato con un anno e mezzo di anticipo mi tocco. E’ sfidare la sorte, è fare il solletico agli dei. Magari si irritano per la tua presunzione (cosa ne sai di dove sarai tra un anno e mezzo, miserabile mortale?) e ti fulminano, come ai vecchi tempi, oppure, semplicemente, ti intasano l’autostrada o ti piazzano uno sciopero dei controllori di volo.
Fate i bravi e liberatemi quel tavolo alla Francescana che mi vogliono dare a settembre (ps. precisazione: l’ho prenotato solo perché alcuni amici mi hanno chiesto “andiamo insieme da Bottura” e io sono un gentiluomo; dipendesse da me mi faccio due spaghi di Giovanni Assante a casa, aspettateli voi cinque mesi).
da Perrisbite