Ciao Lucio, genio pop tra “Attenti al lupo” e le letture di Julius Evola

Se ne è andato via lontano dai luoghi cari. Da Bologna o dalle amate isole Tremiti, perché era anche un emiliano di Puglia, Lucio Dalla. In un attimo, a Montreux. Eppure le sue note e la sua voce indimenticabile ci faranno per sempre compagnia.

E’ stato un irregolare. Non accettava di farsi dettare la linea dai moralisti. Sparigliava e ricercava. Era ontologicamente nazionalpopolare, univa alto e basso. Non ha mai scritto testi faziosi. Erano intrisi di richiami alla “Politica”. Scrivere di solitudine, di amicizia, sogni e amori non è una fuga dalla realtà. Anzi. E’ una scelta di viverla tutta, la vita, proprio nei luoghi e nelle questioni che più lacerano l’animo umano.

Mentre la politica perdeva l’orientamento dopo la caduta del Muro di Berlino e bisognava non solo ammodernare i quadri nelle sezioni di partito ma anche cambiare orizzonti, non potendo più guardare né a est e né a ovest, regalò agli italiani la filastrocca “Attenti al lupo”, scritta da Ron. “Questa vita è una catena” cantava, ma alla fine era il sogno d’amore a vincere.

Ogni pezzo del suo canzoniere svela ricordi a tutto un popolo che lo ha amato, con i suo copricapo sempre diversi, e la gentilezza e i toni pacati che lo contraddistinguevano, modo elegante di onorare il pubblico.

In gioventù non aveva avuto timore di frequentare anche le sezioni della destra bolognese, della Giovane Italia, poi si era collocato a sinistra, ma senza alcuna partigianeria e con tanta attenzione per l’ecologia. Con la politica aveva un rapporto di alterità.

Di Lucio, oltre alle sue canzoni eterne, resterà la grande lezione ai giovani, l’invito a sperimentare, a cercare ogni momento nuove strade, proprio come un “genio italiano”: “Non amo essere definito cantante, mi irrita un po’. Semmai preferisco “colui che canta”. Il fatto è che in me ci sono molti Lucio Dalla. Sono diventato cantante per caso, dal jazz mi viene questa voglia di essere sempre anche altro. Cantare, e farlo per il pubblico, è bello, mi ha dato da vivere. Ma cerco nuove strade”.

Anticonformista, risultava allergico a indossare casacche al punto che scandalizzò i benpensanti sulle colonne de “La Repubblica”, esprimendo pubblico apprezzamento per Julius Evola. Sì, per il “filosofo proibito” che aveva cercato di tracciare nuove strade di spiritualità per i giovani europei: “Sono di sinistra ma non mi è mai piaciuta la mentalità che delega il cambiamento al lato ‘collettivo’ della politica. Le cose non si cambiano solo con le piazze, si inizia anche dagli individui, ad esempio leggendo libri. Però si deve essere liberi intellettualmente. Invece, ancora oggi, quando ho detto che considero Julius Evola un’artista degno di interesse, ho suscitato scandalo in certa stampa di sinistra, in modo prevenuto e superficiale. Ecco, alla nostra sinistra è mancata la capacità di capire e gestire le inquietudini”.

Per essere liberi fuori, bisogna esserlo prima nel cuore. E Lucio davvero non aveva pregiudizi e invitava tutti a “pensare alto”, come in “Balla, balla ballerino”: “Prendi il cielo con le mani / vola in alto più degli aeroplani / non fermarti”.

Chissà perché, chiudendo gli occhi, ci sembra già di vederlo nel Paradiso dei musicisti, strimpellare e duettare tutto sorridente con Lucio Battisti, tra “Ancora tu”, “Caruso” e “Disperato erotico stomp” .

Barbadillo

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