Il caso. 25 aprile: il popolo è il vero assente dalle feste della retorica

Una immagine di violenza partigiana dal film "Segreto d'Italia" di Antonello Belluco
Una immagine di violenza partigiana dal film “Segreto d’Italia” di Antonello Belluco

Negli ultimi vent’anni, pur da posizioni di sinistra, un presidente della Camera come Violante e due presidenti della Repubblica come Ciampi e Napolitano – senza dimenticare le “coraggiose” pubblicazioni di Giampaolo Pansa – hanno provato a squarciare il velo della retorica e dell’ipocrisia in merito al 25 aprile, cercando di rendere quella Festa una giornata di vera riconciliazione storica nel solco di una memoria condivisa. Ma non c’è stato, purtroppo, nulla da fare ed anche quest’anno è andato in scena il solito copione fatto di passerelle istituzionali ma anche di fischi, urla e strali contro chi è visto come impuro rispetto alle sinistre liturgie del 25 aprile, in un contesto di piazze sempre più vuote e meno gremite di gente.
In tutto questo, appunto, il popolo è il vero assente di celebrazioni viste come lontane dal sentire popolare, figlie di una narrazione storica, per troppo tempo utilizzata per scopi politici, tale da essere ritenuta non totalmente credibile ed autorevole.
Dare un senso al 25 aprile, così come spesso viene ricordato, vorrebbe dire infatti riaprire pagine dolorose della storia patria, discutere senza rancori ed acrimonia dei drammatici eccessi compiuti dall’una e dall’altra parte nella guerra civile combattuta nel centro-nord Italia dal 1943 al 1945. Occorrerebbe ricordare che nel giro di 24 ore un esercito, il nostro, l’8 settembre fu mandato allo sbando e quelli che erano alleati, i tedeschi, divennero prima nemici e quindi odiosi occupanti. Sarebbe il caso di ricordare che la città di Napoli si sollevò contro gli occupanti senza organizzazioni partigiane politicizzate e senza dar vita in seguito a feroci vendette fratricide. Come ci si dovrebbe ricordare che a guerra finita a migliaia furono trucidati ed uccisi solo perché ritenuti ex fascisti o semplicemente non attigui al disegno dei partigiani legati al PCI che avevano nel rendere l’Italia una Repubblica Sovietica ed un Paese satellite dell’Urss il vero iniziale obiettivo. Sarebbe anche il caso di ricordare le migliaia di vittime civili italiane a causa dei bombardamenti indiscriminati effettuati dagli “alleati liberatori” prima e dopo l’8 settembre. E non si dovrebbe dimenticare che le terre orientali giuliano-dalmate ed istriane “furono liberate” dai partigiani comunisti titini che, con alcune complicità nel Partito Comunista Italiano, commisero nefandezze di ogni tipo portando prima alla morte e poi alla deportazione migliaia di italiani.
La Prima e la Seconda Repubblica lasciano, così, ancora in dote un 25 aprile come “festa di parte” ed all’insegna dell’ipocrisia, ma soprattutto senza la partecipazione del popolo, la cui presenza nelle piazze è davvero rarefatta. Non ci resta che sperare nella Terza Repubblica magari meno ideologicizzata, più matura e quindi più propensa ad usare la ragione ed una storiografia intellettualmente onesta.

@barbadilloit

Lorenzo Di Cosmo

Lorenzo Di Cosmo su Barbadillo.it

Exit mobile version