Il caso. Teatrino 5 Stelle tra avvisi di garanzia e baruffe interne

Beppe Grillo
Beppe Grillo

La surreale ennesima disputa tra un amministratore locale dei Cinque Stelle come il sindaco di Parma Pizzarotti ed i vertici del Movimento, tra mail anonime, sms senza risposte, regole ferree e minacce di espulsioni, dimostra come i grillini vivano spesso lontano dalla realtà – isolandosi nel loro mondo “virtuale” – e siano diventati, anche loro, nonostante le iniziali buone intenzioni accompagnate da una apprezzabile azione rinnovatrice, dei protagonisti del quotidiano teatrino della politica. Del resto questo accade più facilmente in un movimento politico che non ha oggettivamente né valori realmente condivisi (a parte il sentimento anti-casta) né gerarchie definite (a parte il demagogico slogan dell’uno vale uno smentito anche questa volta) né leader nati da una base congressuale o perlomeno da un percorso politico indiscusso e riconosciuto (a parte il cosiddetto Direttorio composto presumibilmente da gente gradita ai voleri del duo Grillo – Casaleggio Associati). Una cosa però è ormai certa: chi di giustizialismo spicciolo ferisce – attraverso una visione di base fondamentalmente manichea – di giustizialismo poi perisce.

I comuni traballanti amministrati dai grillini

Alla luce delle recenti vicende giudiziarie di Quarto, Livorno e Parma i grillini dovrebbero aver ben compreso che l’equazione tra un avviso di garanzia ed una condanna non è tecnicamente, giuridicamente e politicamente possibile specie se si tratta di amministratori locali che rischiano quotidianamente di rimanere immischiati in vicende rese ancor più complicate da una asfissiante burocrazia e da situazioni pregresse. Se poi ai Cinque Stelle togli, quindi, il legittimo e giusto, seppur urlato, sentimento anti-casta il potenziale si riduce di gran lunga.

Pacifismo, internazionalismo e relativismo spostano a sinistra il M5S

Tanti slogan, molta retorica e demagogia unite ad una frequente arroganza dialettica e ad una impreparazione nel gestire le piccole o grandi “crisi” a cui ogni movimento politico, volente o nolente, va incontro nella propria storia. Il tutto condito da una spruzzatina di sinistro relativismo e di internazionalismo pacifista che porterebbe i gruppi parlamentari dei cinque stelle ad avere una connotazione tale da appartenere culturalmente all’album di famiglia della sinistra individualista e chic italiana. Ne sono un esempio il voto favorevole per eliminare il reato di immigrazione clandestina o l’astensione sullo ius soli per agevolare il diritto di cittadinanza italiana agli stranieri o ancora l’ambiguità mostrata nel dibattito sulle unioni civili, senza dimenticare la candidatura di “Ro-do-tà, Ro-do-tà, Ro-do-tà” (così scandita più volte dai Cinque Stelle) alla Presidenza della Repubblica nel 2013. Concludiamo con una legittima domanda finale: Grillo non era tornato a tempo pieno a fare spettacoli comici in giro per l’Italia?

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Lorenzo Di Cosmo

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