Il caso. Il parroco veneziano: non discriminare gli italiani poveri

Una mensa per italiani poveri
Una mensa per italiani poveri

Nessuna guerra tra poveri. L’attenzione e la carità cristiana è segnata dal valore della cura per il prossimo, a partire dagli italiani in difficoltà. Riproponiamo qui una intervista a Repubblica di un parroco attento a non discriminare gli italiani in difficoltà

«Le parrocchie fanno bene ad aprirsi ai migranti purché non ci si dimentichi dei nostri vicini di casa in povertà». Gianni Antoniazzi, 48 anni, è parroco di Carpenedo (Mestre) e presidente della Fondazione Carpinetum che assiste 3.850 persone. «Salvini non ha tutti i torti», scrisse a settembre, nella lettera domenicale ai fedeli, spiegando che agli italiani poveri nessuno faceva pubblicità.

A Ventimiglia la chiesa è mobilitata per l’accoglienza dei migranti. Fa bene?

«Certo che fa bene. Quello di Ventimiglia è un caso particolare, ma sono molte le parrocchie impegnate. Io stesso qui in canonica ospito una famiglia di curdi, genitori e due bimbi. A patto però che il padre lavori, e infatti lo fa. Perché io vedo un rischio nell’accoglienza».

A cosa si riferisce?

«Gli aiuti sono sacrosanti a patto che chi li riceve non si sieda. È quello che fanno in molti: prendono un pasto, dei vestiti, una sistemazione, e si siedono. L’accoglienza è necessaria però manca una prospettiva, che si può costruire solo con un posto di lavoro».

E questo mette in concorrenza i rifugiati e gli italiani?

«Io dico questo: vorrei la stessa attenzione per tutti. Ci sono persone che perdono il lavoro, nei nostri quartieri. Accogliamo chi arriva ma non dimentichiamo chi è vicino a noi». (Da Repubblica.it)

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Red

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