Libri. “Majorana ha vinto il Nobel” di Prosperi tra ucronia e poliziesco

Ettore Majorana
Ettore Majorana

L’ispettore Castelli della Questura di Milano viene incaricato di  indagare sulla scomparsa di Ettore Majorana, il famoso fisco atomico, ma non quella del marzo 1938 sul traghetto Palermo-Napoli, bensì quella del dicembre 1945 sul traghetto Copenhagen-Stoccolma dove si stava recando per ricevere il Premio Nobel.

Idea affascinante e intrigante da cui parte Pierfrancessco Prosperi per questo suo nuovo romanzo di storia alternativa, Majorana ha vinto il Nobel appena pubblicato da Odoya. Prosperi è il nostro scrittore che si è dedicato con maggiore continuità all’ucronia con racconti e romanzi, sin dal Seppellite re John (Galassia, 1973)e Garibaldi a Gettysburg (Nord, 1993), e come dimostrano le tante storie della sua antologia genetliaca Il futuro è passato (Bietti, 2014).

 Come in altre sue trame anche qui si intrecciano la historia ficta e l’indagine poliziesca, il che moltiplica la tensione, la suspense e la curiosità del lettore, grazie anche ai continui colpi di scena che sembrano complicare viepiù l’intreccio per cui si aspetta la conclusione chiarificatrice. Che nel caso di Majorana ha vinto il Nobel è del tutto imprevista e del tutto enigmatica come fu enigmatico il personaggio che è al centro del romano (anche se non compare mai) e la sua vicenda professionale e umana. Si potrebbe definire un finale pirandelliano, ma di più non si può dire.

Nel mondo parallelo immaginato da Prosperi vi è tutta una sequenza di “se”:  se nel 1934 Majorama avesse avuto una inaspettata avventura sentimentale avrebbe  cambiato il proprio umore in modo da indicare ai suoi colleghi di Via Panisperna la via giusta per arrivare alla fissione nucleare; se il regime non avesse varato le leggi razziali del 1938 dopo la minaccia di Corbino che i fisici ebrei impegnati nel progetto lo avrebbero abbandonato in massa; se Majorana non fosse scomparso e avesse continuato a dare i suoi contributi teorici e avesse esplorate nuove possibilità. La bomba atomica in mano all’Italia fa del Duce l’arbitro della scena internazionale al punto da poter dettar legge a Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e soprattutto Germania. Sotto la minaccia atomica Hitler scende a più miti consiglia, non scatena la guerra mondiale, resta nei suoi confini scalpitando, frustrato all’ombra del suo antico mentore.

Le altre nazioni però cercano in tutti i modi di recuperare il tempo perduto e realizzare la fissione nucleare. Tutti insomma sono alla caccia di Majorana. L’indagine dell’ispettore Castelli a Stoccolma si svolge nell’arco di una settimana, dal 4 al 10 dicembre 1938, giorno della consegna ufficiale del premio. Le ipotesi sullo scomparso sono diversissime fra loro e le persone che si presentano da lui ne raccontano le più diverse e complesse.

Infatti, si scopre che Majorana stava studiando l’antimateria, arma assoluta. Qui Prosperi inserisce un altro tema affascinante, la cosiddetta meteorite della Tunguska, episodio tuttora misterioso che sconvolse la taiga siberiana nel 1908, e la fuga in URSS dello scienziato Bruno Pontecorvo, diventato Pontekorvo, con la possibilità di convincere il vecchio collega Ettore a lavorare per Stalin.

La copertina

Non si può aggiungere altro, se non che, in quella fatidica settimana di un mondo alternativo, le cose si aggrovigliano, con un redde rationem dei vari gruppi alla caccia dello scomparso che sembra essere stato localizzato in una villa fuori Stoccolma: russi, tedeschi, svedesi e italiani che, in un gioco di scatole cinesi, cercano di farsi le scarpe reciprocamente. In realtà si ostacolano a vicenda, sino a che arriva il 10 dicembre, giorno della consegna del Nobel con parenti siciliani e le più alte autorità italiane in attesa dell’assegnazione…  E il groviglio si scioglie, forse, nel nono che meno ci si aspetta.

Prosperi ricrea un mondo inesistente in ogni minimo particolare, dimostrando una documentazione impressionante, senza forzare la mano agli eventi storico-politici e scientifici in modo strumentale rispetto all’oggi, ma sempre seguendo un filo logico coerente. Ricostruisce caratteri e personalità aggiungendo, ovvio, di suo, senza esagerare come spesso accade per puri motivi di indiretta polemica politico-ideologica. L’ispettore Castelli catapultato in un ambiente sconosciuto quasi per caso, fa da filo conduttore e attraverso le sue indagini il lettore scopre fatti a metà fra  storia vera e storia inventata, ma non inverosimile, altrimenti l’ucronia diventerebbe poco credile e una barzelletta.

*Majorana ha vinto il Nobel di Pierfrancesco Prosperi (Odoya)

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Gianfranco de Turris

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