Brexit. Tra i giovani vince l’astensione e non l’Ue, Letta smentisce Severgnini

“Una chiave per capire voto per #Brexit?Tra gli elettori nella fascia 18-24 ha votato solo il 36%,tra quelli sopra i 65 anni ha votato l’83!”. Recita così un twit di Enrico Letta noto sostenitore dell’Unione Europea e della sua crescita. L’ex premier ha però preso atto di un dato che è sotto gli occhi di tutti: i giovani sotto i 25 anni a votare per scegliere se la Gran Bretagna dovesse uscire o no dall’Ue non ci sono andati. Quindi è abbastanza probabile che non fossero molto interessati.

Letta rappresenta uno dei pochi, all’interno del fronte europeista, ad aver mantenuto la calma, in questi giorni post voto. La democrazia, nei discorsi altrui, sembra diventata l’ultima ruota del carro e le frasi sprezzanti di Beppe Severgnini contro le classi meno abbienti dell’Inghilterra hanno fatto scalpore. D’altronde l’anglofilo Severgnini, così come molti altri commentatori, analisti e inviati all’estero, ha dovuto prendere atto che l’Inghilterra che lui e soci ci hanno raccontato per anni non esisteva o esisteva solo in parte, ma non rappresentava la maggioranza degli inglesi.

Eppure oggi imperterriti, mentre amici all’estero parlano di caroselli per le strade di coloro che festeggiano il Brexit, ci parlano di inglesi che piangono lacrime amare. Ci parlano di un conflitto generazionale di cui si trova poca traccia oltre manica. Ci parlano di un dibattito sul suffragio universale che stanno portando avanti solo loro in Italia. Continuano ad elencare problemi da ricchi di cui evidentemente alla maggioranza interessa poco. Davvero dobbiamo disperarci perché sono crollate le azioni? 

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Francesco Filipazzi

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