La lettera. I popoli insorti contro l’Ue e la rivolta di Reggio Calabria

La rivolta di Reggio Calabria nell'archivio de l'Unità
La rivolta di Reggio Calabria nell’archivio de l’Unità

L’attuale crisi dell’Unione Europea – costrutto giuridico distante dalle esigenze dei popoli europei ma espressione di lobbies economiche e finanziarie – è pronta all’implosione. L’Europa che ha rigettato le proprie radici greco-romane e cristiane, rinnegato la propria storia, la propria identità e la propria cultura, per piegarsi alle logiche del mercato e del mondialismo, ha visto il sorgere e l’espandersi di decisivi momenti di protesta che si sono espressi in forme diverse come diverse possono essere (e sono state) le istanze manifestate. I popoli europei, oggi, sono in Rivolta. Spesso una rivolta silenziosa e oscurata dai media nazionali, dai toni pacifici o a tratti veementi ma ampiamente espressa ogni qual volta i cittadini sono chiamati ad esprimere il loro forte dissenso attraverso il voto e/o il referendum.

Reggio Calabria ha conosciuto nella sua storia un imponente momento di protesta sfociato in una vera e propria Rivolta, espressione di un malcontento generale che, sebbene si fondasse su un episodio specifico, nascondeva dietro di sé le sofferenze e la rabbia patite da un popolo intero per decenni. Democrazia, sovranità, identità, precarietà e, quindi, lavoro, diritti sociali e sviluppo: sono queste le parole chiave che possono sintetizzare le ragioni profonde di quel moto popolare che ha scosso l’Italia nel 1970. E sono le stesse parole che possono sintetizzare le proteste odierne.

A distanza di quasi cinquant’anni le condizioni si sono addirittura aggravate. Sono cambiati contesti, prospettive e modalità ma le ragioni del dissenso non sono mutate. Al burocrate ‘Stato italiano’ che ha ingannato i cittadini reggini, si è sostituito il burocrate ‘Maxi-Stato europeo’ che inganna i cittadini europei, quell’Unione che oggi sta scontrandosi con una Rivolta incalzante ormai in tutta Europa.

Una Rivolta non più espressa attraverso barricate e scontri, se non in casi estremi, come successo ad Atene o più recentemente a Parigi, ma attraverso i referendum ed il voto che ha rafforzato quei movimenti e partiti sovranisti che si sono fatti portavoce di una diversa visione dello Stato e dei rapporti tra lo Stato e i propri cittadini, della comunità nazionale e dell’economia. I referendum di Londra e di Atene ne sono un’ampia rappresentazione, come anche le dure prese di posizione dei Governi Ungherese, Polacco e Sloveno e l’esito delle elezioni presidenziali in Austria.

Capire e non nascondere quel filo conduttore che lega Reggio Calabria a Londra, Atene, Budapest, Varsavia, Parigi e Vienna nell’odierna Rivolta dei popoli contro le ingiustizie di uno Stato lontano dalle esigenze e dai bisogni della gente, contro quell’Europa dei mercanti e dei banchieri che affama i popoli per tutelare gli interessi del sistema bancario e di un’economia che arricchisce solo poche élites.

La rivolta di Reggio, unica vera rivolta di popolo, e per questo infangata e dimenticata, ha anticipato i tempi mettendo in guardia dalle future degenerazioni che avrebbero compromesso quasi irrimediabilmente ogni equilibrio sociale, proiettandoci all’interno di quella dittatura delle illusioni che, attraverso la manipolazione del linguaggio, vorrebbe farci amare quello che in realtà ci rende schiavi.

Il terreno di scontro è sempre lo stesso, come per la Rivolta di Reggio cosi anche per le Rivolte odierne. È lo scontro con quelle lobbies che, in nome del profitto e del consumismo senza limiti, vorrebbero rendere precaria la vita di tutti ben sapendo, invece, che il sistema economico potrebbe evolversi in modo molto diverso: precari nel lavoro, precari nella propria identità cultura ed addirittura sessuata, precari nei diritti. Perché quanto più debole e precaria è la nostra esistenza tanto più possiamo essere controllati. E il percorso da seguire prevede tre tappe differenti: immigrazione senza controllo, lenta distruzione dei diritti sociali in luogo del proponimento di falsi diritti civili (matrimoni gay, utero in affitto, etc…), indebolimento dell’identità culturale.

La grande sfida per il futuro vedrà contrapposti coloro che propongono la soluzione del precariato e dell’instabilità, del mercato, delle banche e della burocrazia, a coloro che in Rivolta, oggi come in passato, propongono il modello della stabilità, delle certezze, dell’ordine sociale e, quindi, della sovranità e della partecipazione attiva dei cittadini sia ai processi economici che a quelli politici.

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