Dibattito/2. Deidda (FdI): “Caro Donzelli, il problema è il programma (non il simbolo)

meloni fratelli d'italiaCaro Giovanni Donzelli,
da dove partire? Dal fatto che, nonostante i pessimisti, in malafede, catastrofisti, critici in buona fede, noi siamo riusciti a costruire un movimento da zero e radicarlo in buona parte d’Italia. Nessuno può cancellare i risultati positivi che hai citato e la rappresentanza che abbiamo in tanti comuni e Consigli regionali. Con una classe politica nuova di zecca.
Continuo a ripeterlo:chi si era illuso di poter prendere le percentuali di An solo perché avevamo rimesso il simbolo, solo perché il nostro Presidente ha consenso, ha sbagliato strada e pure movimento. Ed è’ l’errore commesso dai più. Di An abbiamo ereditato questo. Abbiamo pure perso troppo tempo a parlare del passato, a che forma fosse più idonea. Anche un po’ troppo di generali ma senza esercito. Come quelli che oggi cercano di far passare la nostra avventura al capolinea ma lo fanno con le loro percentuali da prefisso telefonico.

Noi siamo più movimento che partito. Come movimento, in ogni territorio, bisogna generare fermento, elaborazione politico-culturale, battaglie. Invece ci si ferma spesso a quello che rilancia il nazionale, dando tutto il peso della comunicazione e della decisione a Giorgia o peggio ancora confondendo Giorgia, Salvini o qualche altro come se fossimo partito unico. Le amministrative le vinci se sei radicato nel comune in questione e se fai battaglie inerenti al territorio, se ti fai portavoce del disagio che il cittadino ha verso un Governo e il sistema burocratico sotto di esso.
Puoi portare tutti i giorni Giorgia Meloni ma lei se non si candida in quel Comune non riuscirà a trasferire tutto il consenso che ha. Ed arriviamo al punto che per creare una classe dirigente credibile in ogni territorio ci vuole tempo. Abbiamo in tanti territori tante brave persone che si vogliono impegnare ma che sono alle prime armi, peccano di inesperienza. Quindi dobbiamo attrezzarci per fare “formazione” politica. Come la si faceva un tempo. Ma come la formi questa classe dirigente?
Da tempo noi abbiamo diverse identita’ o sensibilità. Prendo il caso della Sardegna ma è’ uguale in tutta Italia: più liberisti o più sociali? Più eurasiatici o più filo atlantisti? Un tempo tra noi c’era un minimo di dibattito, fermento, approfondimento e seppure ci scontravamo riuscivamo a crescere, divertirci trovando una sintesi che possa farci diventare degli interlocutori credibili agli occhi dei cittadini, delle associazioni di categorie, delle classi sociali italiane.

Oggi l’elettore ci chiede: qual’e la vostra ricetta? Qual’e il vostro modello? Noi dovremo lavorare da gregari cercando di costruire un programma, coinvolgendo tutti. Organizzando o patrocinando nei territori presentazione di libri, convegni, seminari con la collaborazione di associazioni, singoli o fondazioni. Associazioni di categoria. Favorire questo fermento. E creando delle vere e proprie falangi: quella dei consiglieri regionali, quella dei consiglieri comunali, quella dei vari dipartimenti.
Mi sono preso l’onere di organizzare in Sardegna la presentazione di libri o dei temi della Fondazione Bruno Leoni (decisamente distante dal mio pensiero) e quelli proposti da dei giovani neo liberisti Michele Pisano o Alessandro Cocco dell’associazione Blu LAB. Metteremo poi a confronto altre sensibilità e cercheremo di costruire una piattaforma.
Dobbiamo favorire la militanza e l’approfondimento culturale perché altrimenti potremo cambiare simbolo quanto vorremmo ma se non abbiamo un’identità chiara, un contenuto, non ci sarà simbolo che ci consenta di diventare un partito di governo.
Sulla politica estera: dobbiamo ricostruire da zero e scegliere non tanto di essere lepenisti o putiniani piuttosto che altro ma dobbiamo avere il coraggio di scegliere gli amici o gli alleati perché senza una visione sulla politica estera, senza amici, non vai da nessuna parte, tanto più se vogliamo cambiare questa Europa. Radicalmente o meno. E meno male in questo settore abbiamo incominciato a prendere la strada giusta scegliendo di stare dalla parte legalitaria della Siria del Governo Assad contro i presunti liberatori che poi hanno mostrato il loro volto.
Ricordo che la rappresentante di un associazione dei giovani russi in Italia ha scelto di candidarsi con Fratelli d’Italia alle comunali di Roma, premiando la nostra coerenza, il nostro entusiasmo e la nostra linea politica.

Dobbiamo perdere del tempo a confrontarci, discutere, come accade in tante realtà militanti giovanili, come è accaduto a Castrum, come accade a Casaggi, come accade a Colle Oppio, a Torino, a Trento, a Pordenone, come cerchiamo di fare in Sardegna e come con fatica ma entusiasmo accade in tante altre parti d’Italia.
Non dobbiamo avere paura di chiedere un passo indietro a chi non risponde o è inattivo. Non con bocciature ma con semplici avvicendamenti. Sostituzioni che nessuno deve prendere male ma che accade anche nelle squadre sportive. Ci sono giocatori bravissimi che vivono momenti no e si devono accomodare in panchina lasciando spazio a chi può portare risultati. Nella realtà e non i mi piace su Facebook.
Le idee camminano con gli uomini. Se questi stanno fermi, sta fermo anche il movimento. Sono tante le cose da dire e come abbiamo preso l’impegno nell’ultima direzione nazionale, queste decisioni dovranno essere prese tutti insieme. Confrontandoci ai vari livelli. Dai coordinamenti provinciali a quelli regionali alla Direzione nazionale.
Faccio mie le parole di Guido Crosetto pronunciate a Castrum: sono sicuramente un liberista ma oggi sono diventato, davanti a certi fatti, un feroce sostenitore della destra sociale. Etichette, forse strette ma per crescere non dobbiamo avere paura a dissacrare certi totem della nostra epoca ed essere come Guido capace di rappresentare due istanze così distanti tra loro ma con preziosa efficacia.

*Portavoce Regione Sardegna Fdi-An, Direzione nazionale

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Salvatore Deidda "Sasso"*

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