Serie Tv. Riguardare i misteri di Twin Peaks, aspettando il ritorno di Lynch

Twin Peaks
Twin Peaks

Parlare di Twin Peaks oggi può essere un rischio dato l’esagerato numero di commenti, recensioni ed approfondimenti sull’opera di David Lynch e Mark Frost cui abbiamo assistito in questi anni: dopo tutto questo tempo può sembrare quasi stucchevole tornare a ragionare sui “misteri” (per usare un eufemismo) che avvolgono le montagne di Twin Peaks. In effetti può sembrare; ma così non è. Proprio come la serie ci ricorda di diffidare delle apparenze (“i gufi non sono quello che sembrano” è un motivetto che i fan conoscono bene) così allo stesso modo non dobbiamo credere assolutamente che Twin Peaks non abbia più niente da dire; anzi! L’agente Cooper, Killer BOB, lo sceriffo Truman e tutto il vulcanico mosaico di personaggi che compone la scacchiera su cui si scioglie (mai del tutto) il gomitolo della trama sono sempre di più la base da cui partire per analizzare l’exploit del format “serie” di questi anni. Siamo inoltre tenuti a correre il rischio cui si accenna sopra dato che alla brusca interruzione dopo la II stagione (1991) e al prequel cinematografico “Fuoco cammina con me” (1992) seguirà la messa in onda della III stagione a 25 anni (inizialmente doveva uscire nel 2016) di distanza proprio l’anno prossimo. Stagione che ha visto confermati nomi importanti del cast originale come Kyle MacLachlan, Sherilyn Fenn, Sheryl Lee e David Duchovny ed altri, più molti volti nuovi già affermati: Monica Bellucci, Jim Belushi, Naomi Watts e Tim Roth.

Quando parliamo di Twin Peaks senza fallo possiamo affermare che si tratta di uno spartiacque epocale: esiste una televisione prima, ed una televisione dopo la suddetta serie. Eredi direttissimi di TP sono X-Files e Lost, in pratica le colonne ideologiche dell’industria moderna di produzione di serie TV.

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Nella TV precedente TP le serie che andavano in onda non avevano niente a che vedere con quelle che guardiamo noi oggi: non era dato spazio all’introspezione dei personaggi e dunque ad una loro possibile crescita. I miti degli anni precedenti erano soldatini statici perfettamente in posa e pienamente a proprio agio nella loro fissità: pensiamo a MacGyver o a Starsky & Hutch ancor prima oppure ai mitici componenti dell’A-TEAM. Tutti questi personaggi, pur avendo avuto un gran numero di episodi non hanno mai avuto quella crescita cui invece ci hanno abituato i “miti” della nostra epoca: Walther White, Robb Stark o Rust Cole etc etc. Ai giorni nostri persino nelle sit-com assistiamo alla crescita dei personaggi: pensate a Sheldon Cooper per esempio.

Quello era il panorama che venne completamente squassato dal capolavoro di Lynch&Frost, i personaggi delle serie precedenti TP erano delle “belle bamboline” che sprizzavano serenità da tutti i pori, non c’era quasi mai il dramma ad atterrirli, mai lo spazio per il chiaro-scuro dei loro pensieri, mai il rischio della tragedia ad ogni passo: c’era solo il bianco e il nero, il bene ed il male ed il primo vinceva sempre alla fine della puntata perché quasi tutti gli episodi erano autoconclusivi.

TP riduce in brandelli questo quadro, drammatizza radicalmente la quotidianità con tocchi “camp” che rendono ancora più grottesco il dramma, apre voragini scabrose nella buona coscienza dell’americano medio che ritroviamo moltissimo nel cittadino di Twin Peaks.

La cittadina può essere presa come microcosmo di quella serenità sopra descritta, e, come quella serenità statica dei personaggi cult degli anni ’80 è stata spezzata dall’arrivo di TP, così quella della cittadina viene irrimediabilmente infranta dalla morte di Laura Palmer. Morte che arriva subito sia chiaro, nei primissimi minuti dell’episodio pilota, a rimarcare ancor di più che la quiete prima della tempesta (sensazione che si prova spesso durante la serie) è sempre instabile, brevissima e, in definitiva, infondata. Dale Cooper, protagonista della serie, è un agente dell’FBI che arriva a TP proprio per indagare sull’assassinio di Laura Palmer (la ragazza verrà trovata morta all’alba avvolta nella plastica in riva ad un lago) e, pur credendo all’inizio di essere arrivato in un “angolo di paradiso” si dovrà ricredere poi. Difatti quegli alberi che tanto lo affascinano al suo arrivo in città sono custodi e testimoni di un Male inemendabile, quei boschi ospitano un Male più antico dell’uomo eppure eternamente legato ad esso.

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La serie diventa fin da subito cult, milioni di persone in tutto il mondo per più di anno si sono chiesti: “chi ha ucciso Laura Palmer?”. Qui di certo non ve lo riveliamo: la tensione che genera questo interrogativo è in grado, da sola, di reggere il peso di tutte le trame e le varie sotto-trame fino a che non viene rivelato l’assassino. Fino a quel momento potremmo dire che la serie “va da sé”, si autoalimenta della nostra angoscia.

Lynch ricevette pressioni dalla produzione per svelare prima il mistero, dalla metà della II stagione in poi quindi l’atmosfera cambia registro. Fino a quel momento il thriller poliziesco (seppur alla maniera di Lynch) prevaleva sull’onirico-fantascientifico; ma da lì in poi i rapporti di forza si invertono. Il caso Laura Palmer sembra risolto eppure sempre nuovi misteriosi interrogativi si moltiplicano e le leggi della razionalità sono sempre più latitanti. C’è da quel punto in poi un terribile climax ascendente di sogni, visioni, rapimenti ed esperienze paranormali che ci trascinano assieme all’agente Cooper allo zenit della fantasia lynchana. Questa folle fuga dalla razionalità ci porta alla sequenza finale che ha lasciato tutti gli spettatori con i pugni serrati sulla sedia e mille interrogativi irrisolti per 25 lunghi anni.  A questo punto non possiamo far altro che sperare che nella prossima stagione qualche nostro interrogativo troverà soluzione, anche se molto probabilmente Lynch (come da tradizione) preferirà moltiplicarli.

Durante la prima stagione, in sogno l’agente Cooper vede Laura Palmer che gli dice precisamente: “ci rivediamo fra 25 anni”. I vari fan della serie se solo provano a pensare che siamo ormai giunti al momento esatto sono scossi da brividi di angoscia ed eccitazione. In questi 25 anni cosa è successo a Twin Peaks? Il “Double R” serve ancora le torte di ciliegie più buone dello Stato? Cooper è ancora dipendente da una “maledetta buona tazza di caffè” per iniziare la giornata? Ma soprattutto, Killer BOB è tornato ad uccidere ancora?

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Vincenzo Cerulli

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