Cultura. In ricordo di Lalla Pecorini donna libera che unì libri e musica a Milano

La libreria Pecorini con la signora Lalla vicino al pianoforte
La libreria Pecorini con la signora Lalla vicino al pianoforte

Addio a Lalla Pecorini, animatrice dell’omonima libreria di Foro Bonaparte a  Milano. Spazio di libertà e raffinata cultura, ereditato dal padre Osvaldo, volontario nella Gioventù Nazionale Repubblicana tra le due guerre. Un luogo elegante, dove i libri incontravano la magia delle note musicali per l’incanto dei frequentatori. E’ scomparsa nel silenzio colpevole dei grandi media. La ricordiamo con alcune citazioni tratte da articoli e interviste

La libreria di Foro Bonaparte alla vigilia della chiusura nel 2012

“Se la Libreria Pecorini, che è un pezzetto di storia meneghina, se ne va, non siamo tutti incolpevoli. «Non arrivo a fine mese: se non succede un miracolo dovrò chiudere». Affranta, parla Lalla Pecorini, titolare della grande libreria di Foro Bonaparte, un posto che tutti i bibliofili ben conoscono. La libreria nasce grazie all’entusiasmo del padre Osvaldo che, a metà degli anni Cinquanta, è capace di girare con la macchina piena di libri per promuoverli e distribuirli. Insieme a Lalla, che ai libri ha dedicato tutta la vita (e tutti i suoi denari), Osvaldo ha fin da subito puntato dritto su editori di qualità: Scheiwiller, Il Polifilo, Ricciardi, Leo Olschki, tanto per intendersi. Intanto la libreria, a un passo dal Castello, con le sue sale eleganti, le teche con i libri preziosi ma anche le ultime edizioni di qualità, soprattutto con la competenza di Lalla e dei librai che sono tali e non venditori di libri, diventa un punto di riferimento per i collezionisti milanesi e per i buoni lettori. Lalla conosce tutti, è donna attiva: s’impegna anche per promuovere la musica rinascimentale barocca, organizza corsi, incontri. Attenta alle pubblicazioni d’autore sulla nostra città, Lalla Pecorini si è meritata riconoscimenti, persino un master dall’Università Cattolica. La Camera di commercio due anni fa le ha conferito il premio Milano Produttiva per 54 anni di «lodevole attività».
E ora? «Ora si chiude. Sono esposta con i proprietari dello spazio e con i fornitori: se non succede un miracolo, dovrò chiudere la libreria. Terrò il magazzino per la distribuzione, poi vedremo». Il miracolo in cui spera Lalla, capelli candidi e sorriso dolce nonostante l’inquietudine, è «un socio, qualcuno che voglia investire il suo capitale e rilanciare il progetto. Ma non lo chiamerò più libreria, ormai questo nome porta male. Penso a un laboratorio per i libri e la musica».
E’ schietta Lalla e parla senza mezze parole: critica BookCity («che non ha fatto alcun bene alle librerie della città»), gli editori-librai («sono i primi ad aver drogato il mercato»), gli editori. «Da anni le librerie sono vittime dell’arroganza degli editori che impongono e pretendono l’acquisto in conto assoluto sia dell’ordinato sia delle novità, con spese sempre a carico del libraio e l’obbligo di esigere l’autorizzazione alle rese con accrediti a lunga scadenza». «C’è un eccesso di pubblicato e l’80% dei libri va nei resi: uno spreco di carta, di logistica. Costi assurdi che le librerie indipendenti, da sole, non possono sostenere: dobbiamo unirci se vogliamo sopravvivere», spiega. (da Il Giornale, di Francesca Amè)

La sua visione del mondo e dei libri

La crisi dell’editoria

“Un tempo gli editori pubblicavano quello che piaceva a loro. Ciò che loro pensavano fosse giusto pubblicare, pagando per potersi aggiudicare quell’autore per poter poi venderne il libro, sapendo di avere un riscontro tra il pubblico. Poi ad un certo punto – a mio parere – gli editori si sono resi conto che gente che scrivesse bene, cose importanti, che potessero interessare alla gente, ce n’era pochissima. E da allora l’editoria ha cominciato a tirare i remi in barca. Perché in Italia sono più le persone che scrivono di quelle che leggono. C’è gente che pretende di scrivere pur non sapendo farlo, e allora l’editore davanti alla richiesta di un nuovo libro risponde: “quanto mi dai se te lo stampo?”. Le cose si sono rivoltate, giustamente… Per me, la crisi del libro è cominciata con la crisi delle idee”.

L’elogio di Julius Evola

“In tanti però hanno preso in mano questi libri (Rivolta contro il mondo moderno, ndr) e li hanno quasi recintati, in quanto davano una lettura troppo politica. Nella mia libreria Evola non mancava mai. Evola? Era un “pochino” di destra (ride). C’era dell’utopia nelle opere di Evola, ma proponeva anche delle regole di vita a cui attenersi“.

La musica in libreria

“Sono stata una delle prime a divulgare la musica rinascimentale barocca. Ed è per quello che ho comprato il clavicembalo e che in seguito vennero a suonare proprio nella mia libreria da tutto il mondo. Laura Alvini, una delle più famose clavicembaliste, che ora è mancata, è stata quella che mi ha introdotto alla musica rinascimentale barocca. Mi ha telefonato poco tempo fa un musicista dal Messico chiedendomi come mai a Milano si potesse far chiudere la Libreria Pecorini, che per lui e altri era stata un punto di riferimento troppo importante. Mi ha detto “io mi sento orfano!”. Venivano da tutto il mondo per il semplice fatto che io avevo le partiture di musica rinascimentale barocca più importanti. Lo dico senza paura di essere smentita. Erano partiture stampate in maniera perfetta“. (dall’intervista di Valerio Menga su l’Intellettuale dissidente)

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