L’analisi (di G.deTurris). Il caso Raggi/Roma e la vuota retorica a 5stelle

Virginia Raggi
Virginia Raggi

“Superiorità morale” è la parolina magica/slogan che caratterizza tutti i movimenti giacobini. Tutti gli altri sono ladri, malfattori e corrotti (e oggi  si aggiungerebbe “mafiosi”) per la loro bassezza morale, mentre loro sono onesti, puliti, incorrotti (e oggi si direbbe “trasparenti”). Secondo i giacobini il loro moralismo a tutta prova supplisce ogni altra deficienza specifica: politica, amministrativa, tecnica, culturale. Basta possedere una superiore moralità per riuscire meglio in tutto, far funzionare la politica, l’amministrazione, la società, anche se si è impreparati e incompetenti o addirittura deficienti. La moralità assolve ogni castroneria. Una persona onesta anche se idiota va accettata.

Fino a che sorge all’orizzonte qualcuno che dimostra di essere più moralmente superiore di loro e ne prende il posto “rottamandoli” usando le stesse,  identiche parole d’ordine.

Tipico dei giacobini di ieri e di oggi è il doppiopesismo, il doppio standard, che consente loro di fare le stesse cose immediatamente e spietatamente condannate agli altri, ma assolvibili se le fanno loro, appunto perché superiori moralmente, onesti per definizione

Una variante è la “superiorità antropologica” tipica della Sinistra italiana, dalla estrema alla moderata, sia sul piano politico-amministrativo che culturale. Col tempo, gli scandali, le condanne e le galere, è miseramente caduta di fonte alla messa alla prova. Ci sono voluti decenni, ma di una superiorità antropologica della Sinistra non parla più nessuno a rischio pernacchie, eccetto qualche poveraccio che ancora non capisce quel che sta avvenendo intorno a lui, e giusto nei confronti di una Destra che ormai non solo non è più tale ma non esiste nemmeno…

Meno tempo c’è voluto per la caduta del dogma della “superiorità morale” in veste Movimento 5 Stelle. E’ stato sufficiente far confrontare i suoi esponenti con la realtà per far crollare ogni illusione retorica degli slogan sbandierati in piazza o in Parlamento: onestà onestà! Legalità legalità! trasparenza trasparenza! e via urlando. Vale a dire è stato sufficiente che i pentastellati vincessero le elezioni amministrative in comuni piccoli, medi e grandi, per farci capire, al di là dei luoghi comuni (specie in Rete) che sono politicuzzi come e peggio degli altri. Che una cosa sono le parole e una cosa sono – ahimè – i fatti. O che, come dice un sacrosanto proverbio, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

Il caso Roma è emblematico

Si veda come eclatante esempio di questi fallimenti stellari il caso di Roma, capitale di questo disgraziato Paese, conquistata dal M5S con il 60 per cento del 40 per cento dei votanti al ballottaggio (non dimentichiamolo mai). Tutte le parole d’ordine grilline so si sono dimostrare vuote e retoriche: dalla onestà alla trasparenza, dal giustizialismo alla riduzione degli stipendi, dalla intransigenza legalitaria alla battaglia contro i presunti “poteri forti”, al famoso “uno vale uno”. Una resa totale con in più, come si diceva, il doppioppesismo: la stessa cosa se la fai tu ti condanno, se la faccio io mi assolvo perché sono onesto per autodefinizione. E’ esattamente così, ed è inutile che gli interessati strillino di “complotto dei mass media”!

Basti l’ultimo scandalo romano (al momento in cui si scrive, inizio settembre, poi chissà…): l’assessoressa Muraro era indagata dalla Procura di Roma da aprile, da luglio lo ha saputo insieme alla sindachessa Raggi ed al “direttorio”del Movimento, nessuno ufficialmente lo ha annesso, anzi lo si è negato con il cavillo che non c’era ancora alcun avviso di garanzia. Perfetta ipocrisia giacobina, perfetta prassi da legulei che ad altri non sarebbe mai stata concessa.

I casi opposti si conoscono: un qualsiasi politico di qualsiasi partito9, o un qualsiasi amministratore pubblico o privato che fosse stato semplicemente iscritto nel registro degli indicati avrebbe avuto la intimazione da Grillo & Soci a dimettersi subito, indipendentemente da come si sarebbe sviluppato o concluso il suo iter giudiziario (spesso con una assoluzione, addirittura “perché il fatto non sussiste”!). E’ la mentalità forcaiola giacobini dei pentastellati che però vale solo per gli altri.

“Non sono favorevole alla presunzione d’innocenza per i politici. Se umo è indagato si deve dimettere”: Luigi Di Maio dixit, m il golden boy se lo è dimenticato…. I pentastellati sono stati travolti dalla loro stessa demagogia ed era facile prevedere che Roma li avrebbe stritolai. Aveva ragione da vendere il presidente pd della Campania De Luca a definire Virginia Raggi come una  “bambolina imbambolata” (e eterodiretta, si potrebbe aggiungere), fra le proteste unanimi e ridicole delle lobby femministe di sinistra e di destra!

Il M5S ed i suoi rappresentati raffazzonati, scelti (non senza denunce di brogli) con le votazioni in Rete, sono andati a cozzare brutalmente contro la realtà. C’era da aspettarselo. Non se lo aspettavano tutti quei milioni di italiani esasperati dalla politica di destra, centro e sinistra, che li hanno votati per disperazione, non sapendo che altro fare, delusi da tutto e tutti, sperando in loro e nei loro slogan, nei “Vaffa Day” ecc. ecc.

In realtà la colpa se la devono accollare (non è la prima volta che lo scriviamo) i partiti tradizionali che hanno tradito le aspettative dei loro elettori, non hanno capito i segnali che giungevano da chi dava credito al M5S, non hanno cambiato nulla né hanno cercato di farlo (anzi gli scandali si sono moltiplicati) spingendo gli italiani in braccio al defunto Casaleggio e al Grillo Mannaro. Ora crollando anche i pentastellati sotto gli identici sbagli degli altri partiti, c’è solo da aspettarsi un ulteriore aumento delle astensioni se non avverrà qualche miracolo laico. Con buona pace della democrazia…

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Gianfranco de Turris

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