Premier. No alle bandiere annoiate, dopo Del Piero Conte silura Terry (e fa bene)

Antonio Conte
Antonio Conte

Antonio Conte s’è arrabbiato per davvero. Non è uomo da mezze misure, l’ex cittì. Forse non è manco uomo da panchina patinata, fatto sta che ha compilato la lista di proscrizione da consegnarsi all’attenzione del patron Abramovic. Fuori cinque big, gente tipo Fabregas, Matic, Cahill, Azlipicueta e niente poco di meno che capitan Terry.

Conte non è, dicevamo, uomo di compromessi nè di gentilezze. Non è uno sciamano hitech come Pep Guardiola, non è manco un amicone manageriale alla Mourinho e nemmeno si accontenta di fare il prestanome, il compilatore di formazioni. Lo sapevano, e devono saperlo anche in Inghilterra che Conte è prima di tutto un condottiero in lotta contro il mondo.

Forse un po’ paranoide, ma di quella fantastica paranoia che finisce per sfondare il muro dell’epica anche se arrivi ai quarti degli Europei. Non c’è spazio per i senatori annoiati nè per i capitani imbolsiti (Del Piero ne sa qualcosa). Tutti devono essere guerriglieri e pronti al sacrificio, meglio Padoin che Matic. Sembra una bestemmia ma non lo è. Se la concezione della squadra che segui è quella della sporca dozzina non puoi aspettare i dieci minuti di grazia, non puoi permetterti di perdere tempo in simpatici botta e risposta triangolari con mogli tanto famose quanto chiacchierine (tipo la condanna di Spalletti). Conte non ama i solisti e fa bene a seguire le sue convenzioni, contro tutto e tutti. Anche contro l’idea di bandiera, meglio Pereyra che Fabregas a un certo punto.

Chissà se Conte durerà davvero in Inghilterra, ma se la Premier ha conservato almeno una stilla della sua anima e dimostrerà di non averla venduta del tutto alle tv, il tecnico salentino farà sfracelli. Lasciatelo lavorare, dunque. E toglietegli quei cinque annoiati impiastri davanti.

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Alemao

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