Il caso. Grillo contro la proposta di Kyenge getta nel panico Vendola, Turco (e anche il M5S)

grilloLa campagna critica verso lo ius soli – per lo meno nella sua versione radicale – ha ri-trovato un sostenitore: Beppe Grillo. Il comico genovese, sul tema della cittadinanza, ha un’opinione precisa: «Chi vuole al compimento del 18simo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano». In Italia, insomma, si può già ottenere la cittadinanza pur non avendo “diritto di sangue”. Una posizione non nuova, quella del leader dei 5 Stelle (che aveva spiegato come la questione fosse «priva di senso»), ma che ritorna con un effetto dirompente nel momento in cui il tema è entrato prepotentemente nel dibattito politico con la sortita del neoministro all’Integrazione Cecile Kyenge.

Entrando nello specifico Grillo ha manifestato tutto il suo scetticismo, poi, verso il modo in cui la proposta è stata presentata: «Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente». Un ragionamento simile è quello di Sergio Romano sul Corriere che ha osservato come la “personalizzazione” di certe battaglie non sembra un grande favore che gli stessi promotori fanno alla causa del governo. Non solo Grillo, però. Una posizione scettica, rispetto alla frenesia della Kyenge, è anche quella del presidente del Senato Piero Grasso («Ci vogliono regole») che ha manifestato le perplessità di tanti altri della società politica e di quella civile, anche quelli non pregiudizialmente ostili alla facilitazione della cittadinanza per i figli degli immigrati. Come se non bastasse, a vederla bene, anche tanti analisti hanno osservato in questi giorni come la legge sullo ius soli sia praticamente assente in Europa (quell’entità verso la quale dovremmo prendere esempio).

Eppure, le parole del comico hanno scatenato la controffensiva. A partire da Nichi Vendola che nei confronti di Grillo dimostra il solito atteggiamento bipolare. Se i giorni pari insiste sul corteggiamento, nei giorni dispari è il turno dell’invettiva: «Parla come La Russa, nega i diritti», ha attacco il leader di Sel, riprendendo la vulgata utilizzata in campagna elettorale quando dipingeva – salvo convertirsi allo spudorato scouting – il M5S come movimento fascistoide. Stessa cosa Livia Turco del Pd: «Grillo getta la maschera», ha attaccato l’ex ministro. Tutto lecito, se non fosse che il suo partito voleva fare con il “mascherato” il governo del cambiamento.

Ma anche all’interno del Movimento 5 Stelle – in attesa di risolvere l’ennesima “emergenza” legata questa volta alla diaria – non tutti l’hanno presa bene. Ci ha pensato Alessandro Di Battista a fare la voce grossa: «Non decide lui – ha affermato riferendosi a Grillo – è come Scalfari per Repubblica». Non c’è che dire, replica coraggiosa da parte dell’“Ezio Mauro” versione grillina. Solo qualche ora dopo, però, il parlamentare a 5 Stelle ci ha ripensato pubblicando su facebook proprio il post “incriminato” di Grillo: «È questa la mia posizione». A questo punto la vera provocazione potrebbe essere l’ invito ai grillini, ancora prima di mettersi a ragionare sul diritto di cittadinanza degli stranieri nati in Italia, a chiarirsi le idee su quali possano essere in maniera chiara le coordinate per avere cittadinanza all’interno del movimento.

Paul Gascoigne

Paul Gascoigne su Barbadillo.it

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