Calcio. Zaza non c’è, Balo e Lapadula sì. Pioli calmerà il caos Inter?

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Tifoseria Lipsia (pag uff Fb)

Che stiamo vivendo “strani giorni” è evidente. Si affastellano, sfuggenti, visi, ritorni, sorprese, delusioni d’amore, promesse, apparizioni. Ce n’è per tutti.

Lipsia e Nizza contro i giganti

Sul palco dell’eroismo per gli inguaribili romantici trionfano, ex aequo, Lipsia e Nizza, favole intrise di sudore e risate in faccia a dirigenze milionarie. I tedeschi, appena arrivati in Bundes, non hanno voluto sentir parlare di ansia da palcoscenico. Attori incalliti con il toro Red Bull stampato su maglie e bandiere fieramente sventolate dagli oltre 42mila presenti, così tanti che è partito l’allarme antincendio e l’ordine di evacuazione. Werner aspettava che rientrassero tutti per firmare l’infuocato 1-0. Volano al primo posto e respirano aria pulita. Come quella della Costa Azzurra, di Nizza, ancora in cima alla classifica dopo la batosta con il Caen e rincorso in limousine da Psg e Monaco. Ma il leader Balotelli ha deciso di non perdere tempo, correre e bruciarli; per ora ci riesce e dichiara di poter vincere il campionato – e anche il pallone d’oro, che quest’anno assegnerebbe a Suarez -. Affondato in un impermeabile lo scruta scettico e diffidente Giampiero Ventura: non ne vuole – ancora – sapere di portarlo in Nazionale.

Nel sogno e nel segno di Lapadula

In Nazionale approda invece, un po’ a sorpresa, Lapadula, dopo lo stop di Gabbiadini. Grinta, cattiveria e scalata gerarchica da paura: il tacco da tre punti a Palermo, la chiamata in azzurro – insieme all’incredulo Gagliardini, genuino nostrano e barlume di speranza – e il ballottaggio con sir Bacca per il derby della Madonnina. Non svegliate Gianluca, il Fato e la stima incondizionata di Silvio stanno facendo il loro corso. E il Milan resta nelle zone altissime, tra le lodi a Montella e lo spalla a spalla con la Roma a trazione Salah. La Juve, che intanto ha perso Barzagli, li guarda dall’alto e sogna James e Matuidi, il Django parigino dal cuore spezzato.

Zaza non è (ancora?) diventato Di Canio

E altro che Lapadula. Qualche mese fa avremmo scommesso di vedere titolare inamovibile Simone Zaza, arrivato al West Ham per il definitivo salto di qualità e per seguire le orme di Paolo Di Canio. Neanche l’ombra di Paoletto (e neanche l’ombra di un gol) e sempre meno minuti in campo per l’attaccante di Policoro. Bilić lo ha bocciato – e gli Hammers sulle tribune del nuovo Olympic Stadium ancora di più – e, salvo sorprese, l’epilogo è vicino. La nostra speranza è che smentisca tutti ed erediti il trono pesante di Di Canio, tradizione italiana che fa rima con Come On You Irons. Intanto il Napoli, orfano di una punta, sonda timido proprio la pista Zaza.

Zaza (pag uff Fb)

L’inter global si affida alla provincia

Ancora più timidamente Stefano Pioli ha ufficialmente firmato il contratto che lo lega all’Inter fino al 2018. Il paradosso, e forse il prematuro fallimento, dell’establishment sempre più global, dell’impronta sempre più manageriale data da Suning & Co., è che, per avere sicurezza e solidità, gli ultramiliardari hanno preferito affidarsi al vecchio catenaccio italiano, stufi e intimoriti dagli altisonanti profili internazionali di Marcelino e Villas Boas. E per questo possono trovare rifugio solo nella musica italiana, nella rassicurante voce di Fossati, nel suo “c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, per questo mare infinito di gente“.

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Francesco Petrocelli

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