Usa/6. Trump vince: il popolo c’è ancora e nel suo piccolo s’arrabbia

Donald Trump
Donald Trump

Premetto che ero praticamente certo dell’esito delle elezioni americane di ieri. Ho perfino vinto una scommessa con un amico, fatta una decina di giorni fa.

Lo ero, ci tengo a dirlo subito, non in quanto particolarmente infervorato a sostegno di Trump, ma perché come cultore di geopolitica sono abituato a studiare e non a leggere i giornali o – peggio ancora – ascoltare i TG o i talk show (una delle più inutili forme di vaniloquio inventate dalla comunicazione di massa).

E i dati dicono con inusitata chiarezza che le politiche folli dei tre ultimi Presidenti degli Stati Uniti sono alla radice di una tragedia collettiva: hanno precipitato nella miseria milioni di persone della ex-middle class americana, con distruzione dei posti di lavoro, incremento vertiginoso dei poveri e dei semi-poveri, totale evaporazione di quella mobilità sociale che è la sostanza stessa del “sogno americano”, senza la quale gli USA diventano solo un inferno concentrazionario (con il più alto indice di rapporto fra popolazione e carcerati di tutti i paesi occidentali, ma si sa lì anche le galere sono un business!). Come in una qualunque satrapia africana o staterello del Sud America ormai negli Stati Uniti una ristretta minoranza di ultra-ricchi (fra cui tutte le star e starlette del cinema e della musica pronte a dispensare prestazioni orali pur di conservare i propri privilegi) vive alle spalle di una inquietante maggioranza assoluta di poveri e di borghesi impoveriti. Una miscela esplosiva che – come in ogni curva gaussiana che si rispetti – non doveva fare altro che raggiungere una certa soglia critica per deflagrare. Ecco spiegato l’esito – scontato – delle elezioni di ieri.

E non fatevi prendere in giro: sondaggisti e media non hanno “sbagliato”; hanno mentito consapevolmente, per disperazione, nella speranza – stavolta, per fortuna, disillusa – di manipolare ancora una volta l’opinione pubblica.

A ciò si aggiunga che dall’altra parte, sotto la bandiera di Hillary Clinton, stavolta si era concentrato come forse mai prima tutto il Male possibile. L’alleanza fra l’America democrat che aveva aperto le porte alla grande speculazione finanziaria che sta strangolando il pianeta, prima con Carter e poi – soprattutto – con Bill Clinton e l’establishment repubblicano che si era riconosciuto in George Bush Jr., costituiva uno scenario da incubo da fare tremare le vene ai polsi.

Quindi sì, ieri mattina quando il voto della Pensylvania ha definitivamente sancito la vittoria di Trump, ho tirato un grande respiro di sollievo.

Certo, al momento non è facile immaginare in cosa davvero si concretizzerà la presidenza Trump: conosciamo il suo programma (per molti versi rivoluzionario, per molti versi condivisibile), ma come si dice “fra il dire e il fare…” e poi sia chiaro, l’oligarchia che governa gli USA dietro le quinte (lobbies, poteri finanziari, speculatori globali, centri di potere autonomi come la NSA, ecc.) non mollerà la presa tanto facilmente. Non fatevi ingannare dalla maggioranza repubblicana sia al Senato che alla Camera: come già detto, molti complici del sistema di potere che ha stravolto il sogno americano e inguaiato il mondo siedono proprio sui banchi repubblicani. Dunque i 4 anni di Trump saranno tutti da valutare in corso d’opera, incrociando le dita, sperando che riesca a non farsi intrappolare dai giochi di potere e dai ricatti e che nessuno decida di ricorrere sbrigativamente al “metodo Kennedy”.

Una cosa però sappiamo con certezza: a cosa siamo scampati, almeno per ora.

Anzitutto a una prova di forza con la Russia sulla tragica vicenda siriana, vicenda cinicamente e criminalmente innescata proprio dallo stesso establishment americano sconfitto (sconfitto, non vinto! Ce ne vuole ancora…) ieri. Altre consimili scellerate avventure in Medio Oriente e in giro per il mondo e un abuso aggressivo della NATO al servizio di disegni egemonici censurabili. Il mantenimento del via libera alla Germania per la sistematica distruzione economica e sociale dell’Italia e – in seconda battuta – anche della Francia, attraverso le politiche di austerity (ecco perché la Merkel è tanto agitata…). Una politica economica a esclusivo beneficio della speculazione finanziaria, con definitiva distruzione della classe media negli USA e in prospettiva in tutto il mondo.

Queste e altre sciagure che erano nel ruolino di marcia di Hilary Clinton per il momento si allontanano nell’orizzonte temporale. Se saranno scongiurate definitivamente ce lo dirà solo il futuro e comunque anche una politica davvero modificata a 180° degli USA non basterà da sola se l’Europa dei PIGS non reagirà e si tutelerà da sola, cancellando l’euro.

Per adesso, per lo scampato pericolo nell’immediato, diciamo comunque “Grazie Trump!”.

@barbadilloit

Alex Voglino

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