Rien va plus, Sarko. Fine dei giochi per l’ex premier francese che si ritrova scaraventato fuori da ogni velleità presidenziale. Alle primarie dei Repubblicani è stato schiacciato da François Fillon che ora se la vedrà con Alain Juppè per decidere chi sarà il candidato moderato a contendere l’Eliseo all’uscente Hollande e (soprattutto) a Marine Le Pen.
Per Nicholas Sarkozy, la rentrée è stata un fiasco assoluto. Eppure c’aveva lavorato tantissimo: aveva lasciato l’Ump allo sbando e gli ha ridato una sorta di compattezza cambiandogli il nome in Les Republicains. Ma non è bastato. Sarko è finito e lui sembra averlo capito. Ha annunciato che cambierà vita e che lo farà “senza amarezza e senza tristezza”. Gli hanno concesso l’onore delle armi, gli avversari e i rivali. Non tornerà più. Almeno, non lo farà a questo giro di valzer.
Fu eletto perché promise il ritorno del primato della politica sull’economia, un’inversione di tendenza rispetto alla sorda arroganza dei mercati. Fu, per un certo periodo, quasi un nuovo simbolo per le destre europee e in Italia fu innalzato a modello da Gianfranco Fini. L’epilogo di quella parabola non fu doratissimo come le sue premesse, tutt’altro.
Sarko è tra i responsabili diretti della destabilizzazione del Nord Africa e del vicino Oriente. Lui è stato tra gli Anfitrioni privilegiati del capitalismo islamico (o meglio islamista) a cui ha aperto le porte della Francia. È finito nella bufera per aver ingannato una vedova, per questioni di fondi elettorali. Nessuno gli ha mai perdonato la liason con l’antipaticissima Carla Bruni. Qualcuno non gli ha perdonato le risatine, scambiate con la signora Merkel, contro Silvio Berlusconi. Non per lesa maestà all’allora presidente del consiglio italiano in quanto Berlusconi, ma per l’offesa a un’istituzione e di converso al Paese che, nel bene o nel male, rappresentava.
Adieu, monsieur Sarko.
@barbadilloit