Serie A. I gol di Lapadula e Simeone jr per il riscatto dei centravanti

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Simeone Jr (pg uff fb)

Masaniello è cresciuto, Masaniello è tornato.

L’ultima turbinosa giornata di Serie A ci lascia a bocca aperta. Troppe rivolte nazionalpopolari animano lo Stivale con i tacchetti che quieto quieto stava avviandosi ad allestire già il primo posto sul podio 2016/2017, con l’ennesimo gagliardetto bianconero nel riquadro scudetto.

Ma l’oste si è presentato col conto, e forse il ristorante è quello da cento euro di cui tanto narrava Antonio Conte: la Juventus ha solo banconote da dieci e non sembra più sicura di poter pagare la cena. Soprattutto perché qualche ospite si sta comportando in modo inaspettato.

Ma ci interessa soprattutto soffermarci sulle icone riottose del weekend calcistico: Lapadula e Simeone, siamesi nel destino, intimamente legati dalla fede nel momento giusto. E dal placet della dea bendata travestita da Montella e Juric. Parvenu genuini. Pathos e romanticismo, stakanovismo esistono per il mondo grazie all’atto puro: il gol decisivo. Lapadula è ad Empoli quasi per caso, Bacca è a Siviglia che rispolvera i fantasmi del passato. Gianluca ne infila due e diventa il miglior realizzatore per media gol dell’intero attacco rossonero. In casa Milan non c’è spazio per i rimpianti.

Anche Giovanni Simeone è lì quasi per caso. E in un certo senso anche per lui domenica non è stato il primo capitolo in divenire del suo libro (che già bruscamente ha cambiato trama), ma l’edizione aggiornata del libro dei Simeone. Un macigno sulle spalle, un fardello di cui andare fieri, il segno della continuità e la faccia di un ’95 prescelto per guidare il cavallo alato all’assalto verso l’Olimpo e la sua zebra. Due gol (e mezzo), incredulità e benedizione del padre: il Cholito si presenta così. Con la stessa esultanza del Cholo. E la stessa rabbia. E la stessa dedizione: “I gol? Io penso solo a lavorare”.

A volte Icaro ci riesce. A volte il folle volo dantesco è solo l’inizio. I numeri nove stanno tornando, con la faccia di Masaniello e il corpo da Leviatano, che si nutre di tifoserie devote.

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Francesco Petrocelli

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