Libri. “Rivoluzione sociale. ‘Critica fascista’ e il Corporativismo” di Francesco Carlesi

La copertina di "Rivoluzione sociale. “Critica fascista” e il Corporativismo" di Francesco Carlesi
La copertina di “Rivoluzione sociale. “Critica fascista” e il Corporativismo” di Francesco Carlesi

Lo studio di Francesco Carlesi – Rivoluzione sociale. “Critica fascista” e il Corporativismo.-merita lettura e riflessione da parte di coloro che vogliono acquisire o approfondire  una conoscenza che porti “alla comprensione di quel vasto e poliedrico moto culturale che animò tutta la parabola dell’esperienza fascista” ( così Valerio Benedetti nella postfazione del volume).

Il Corporativismo è parte essenziale di questa aspirazione  ( come proclamò Mussolini «Lo Stato fascista o è corporativo o non è fascista» ) e il Carlesi utilizza un approccio particolare: lo studio del Corporativismo non attraverso le sue realizzazioni concrete ( soggette alle contingenze storiche ) ma attraverso il dibattito denso, vivace, libero della rivista di Bottai “ Critica Fascista”. Un’analisi che conferma i risultati della storiografia più recente che ha con Santomassimo  ( La terza via fascista.Il mito del corporativismo ed Carocci) e Gagliardi (Il corporativismo fascista ed Laterza ) iniziato a mettere  da parte la visione di chi scorgeva nel Corporativismo solo illusione, menzogna, propaganda.

Di questa ampiezza, profondità e libertà del dibattito prolungatosi per tutto il regime  può essere prova ( pagine 230 e seguenti nel volume) la discussione apertasi nel 1928 con un editoriale di Bottai che affermava la necessità storica per il Fascismo di intervenire nell’ Economia politica “cardine fondamentaledella vita sociale dei popoli” sicchè la rivoluzione non fosse ritardata nel suo cammino da “ il fantoccio della libertà economica”. E nel dibattito intervennero nei successivi due anni Gaetano Napolitano, Arias, Costamagna, Acerbo, Rocco, Del Vecchio, Lolini, Cangemi, Pietri De Tonelli…mentre la primogenitura dell’auspicio di questa “nuova scienza” appartiene a Filippo Carli.

Per non ricordare come le polemiche esplose al Convegno di Ferrara del 1932, ove Ugo Spirito presentò il suo progetto di “ Corporazione proprietaria”in cui ciascun lavoratore avrebbe partecipato all’amministrazione e agli utili aziendali, si riverberarono nella rivista ove però  Bottai  sostenne che la tesi di Spirito rappresentava “non…un passo avanti, ma un passo fuori dal Corporativismo”.E proprio per rimarcare la libertà del dibattito citiamo come Robert Michels intervenisse su “ Critica fascista” esprimendo il suo favore al concetto della cointeressenza degli operai agli utili come mezzo per ottenere un salario equo e avulso dal capitalismo.

L’autore accompagna con la propria conoscenza eccellente delle fonti il lettore per tutto il lungo corso della rivista fino negli anni conclusivi al riproporsi del tema centrale dell’ “autogoverno delle categorie” e alle critiche a quanto di irrealizzato era nei fatti.

Il volume è completato da uno studio dello stesso Carlesi sull’interesse negli USA delle tesi proprie del Corporativismo fascista anche nell’ottica del New Deal.

* “Rivoluzione sociale. “Critica fascista” e il Corporativismo” di Francesco Carlesi (AGA editrice La Testa di ferro, pp 368, euro 20)

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Maurizio Bergonzini

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