Libri. “Breviario del caos” di Albert Caraco e la mistica della decadenza

viandante1I brani qui sotto, son tratti dal “Breviario del caos” di Albert Caraco (Adelphi), testo apparso postumo nel 1982. La grandezza di quest’opera risiede nella lucidità con la quale viene descritta la tragedia, al di là delle sottocategorie sociali e storiche, legate al compromesso. 

“Il ritorno all’origine è il primo dovere, altrimenti l’uomo è finito. Perciò i rari pensatori degni di questo nome si occupano di ontologia e di etimologia per ristabilire una metafisica, mentre le menti piccine, preoccupate di stare al passo con la moda, si immergono nella contemplazione del sociale, questo dettaglio subalterno. Giacché la società non è nulla, essa è una forma che ha per contenuto la massa di perdizione, è la mischia dei sonnambuli spermatici, qualcosa di infinitamente spregevole che il filosofo non prenderà affatto in considerazione. La Storia è opera dei grandi uomini, è il campo chiuso in cui si misurano le élites, la folla è ammessa allo spettacolo, e quando è coinvolta nella rovina i suoi morti non contano più delle mosche. Una delle aberrazioni del nostro tempo è di aver moltiplicato la tomba del Milite Ignoto: così facendo, abbiamo offerto garanzie ai peggiori sovversivi, poiché l’anonimato fa da scudo a chi è generato dal caos,insomma il caos ha in mezzo a noi altari sui quali già lo riveriamo. Gli idoli anonimi sono le porte attraverso le quali il caos entra in campo, le porte rimarranno aperte affinché il caos possa invadere tutto”.

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“Sarà l’immoralità a salvare il mondo, saranno il rilassamento e la mollezza, sarà il rifiuto dei sacrifici di qualsiasi genere e l’abbandono delle virtù militatiti, saranno il disprezzo per tutto ciò che giudichiamo rispettabile e il consenso alla frivolezza, sarà l’effeminamento a liberarci dall’incubo verso cui la virilità ci indirizza e da cui essa non uscirà mai, perché l’uomo è sposo della morte e la morte informa le sue azioni. La guerra è l’elemento dell’uomo e l’uomo vi si prepara, la guerra è la sua ragione d’essere, e se la pace perpetua ci fosse restituita,come prima della Storia, ai tempi in cui la donna era padrona e insieme sacerdotessa, il potete temporale e il potere spirituale gli sfuggirebbero di mano, e come cinquanta secoli or sono egli rientrerebbe nel nulla,quel nulla da cui la morte lo fa uscire, la morte, l’ordine morale, la guerra e la necessità delle virtù militanti, l’apparato della barbarie legale e l’instaurazione della disumanità sistematica. L’uomo ha bisogno di legittimare la sua preminenza organizzando la sventura,solo a questo prezzo si tende indispensabile, ma questo prezzo, per quanto tempo ancora potremo pagarlo?”.

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“I nostri peggiori nemici sono coloro che ci parlano di speranza e ci prospettano un futuro di gioia e di luce, di lavoro e di pace, in cui i nostri problemi saranno risolti e i nostri desideri appagati. A loro non costa niente rinnovare le promesse, ma a noi costa enormemente ascoltarli, e quel che abbiamo da guadagnarci sono solo idee sbagliate,più andiamo avanti e più queste idee diventano dominanti e più il giogo dell’equivoco ci piega, noi vacilliamo sotto un cumulo di nozioni o-scure e confuse, che vorrebbero essere scientifiche e ci fanno smarrire il ricordo di tutto quello che da ormai tre secoli ci aveva disincantati.La logomachia, chiamata dialettica, permette di dimostrare qualsiasi cosa, secondo le necessità del momento e l’interesse dei suoi dimostratori, perché abolisce i punti di riferimento insieme con le possibilità di resistenza: è la macchina per produrre il caos, fosse pure in nome dell’ordine, è davvero l’ultimo sforzo del nostro intelletto messo al servizio dell’assurdo e grazie al quale, la dissoluzione ha campo libero, con i suoi promotori che saranno gli ultimi a perire, dopo aver immolato tutto, continuando a sentirsi importanti nel nulla.L’ordine prepara metodicamente la propria liquidazione osservando la disciplina che ci predica; gli scienziati moltiplicano le scoperte e l’ordine se le appropria, in preda alla follia; insomma, tutto si mette alpeggio e noi perseveriamo, in nome della morale e della fede, nelle strade che a esso conducono; le tradizioni rivaleggiano in impostura e le invenzioni in malvagità, non sfuggiremo più a tale concorso di cose e l’ordine presiede all’accomodamento, in fondo al quale si spalanca il precipizio. L’assurdo ha la sua logica e noi ne sposiamole fasi, magari crediamo di improvvisare, mentre non facciamo nulla che non rimandi a quel piano generale, che – senza volere -mettiamo in atto: è un meccanismo le cui migliaia e migliaia di ingranaggi discettano a lungo su una libertà che ritengono attributo dell’uomo, con l’ordine che si accontenta di farsene assurdamente portavoce. Siamo ciechi per dovere e ci affidiamo all’ordine, più cieco di noi e persuaso di essere chiaroveggente: è un raggiro a partita doppia e ormai nessuno sfugge al fallimento che tale operazione prepara in egual misura a tutti i popoli”.

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Albert Caraco

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