Il punto. Se Obama Premio Nobel per la Pace è la madre di tutte le post-verità

obamaFarsi beffe dei tonti che credono al ciuccio volante dovrebbe essere sano dovere d’ogni gentiluomo che si rispetti. Diffidare bisogna di tutte quelle che con orrido neologismo i sapientini chiamano post-verità. Chi scrive è con tali signori d’accordo, pronto pure ad andare alla guerra contro bugiardissimi, spacciatori di scemità e moltiplicatori di bufale. Però iniziamo dal principio. E poi condanniamole tutte. E cominciamo a dirlo adesso che il suo regno di oscura speranza volge alla fine: Barack Obama, premio Nobel per la pace 2009? La più grande post-verità dell’ultimo decennio.

Così come altre post-verità, si costruisce solide fondamenta nella selva di pregiudizi che infestano la mente umana. Barack Obama sarà il più grande presidente della storia degli Stati Uniti d’America. Eletto nel 2008, dopo un’appassionante telenovela tutta democratica (la buona Hillary Clinton previde lo schianto e si tirò indietro lasciandogli campo semi-libero), è giovanile, fresco, figo. Fa una campagna elettorale impeccabile sotto il profilo della comunicazione, è stratosferico, diventa intoccabile, inespugnabile, incriticabile, santo. Obama vince e il Nobel gli arriva in testa manco fosse la riedizione (rigorosamente) laica dell’incoronazione di Carlo Magno (miserere nobis, Carole!).

La motivazione del conferimento del premio, letta a sette anni e passa di distanza è esilarante. Dal Corriere:

“Obama da presidente ha creato un nuovo clima nelle relazioni internazionali. […] Il dialogo ed i negoziati sono preferiti come strumenti per risolvere i conflitti, anche quelli più complessi”.

Proprio così è accaduto in Siria. Oppure in Libia. O ancora in Ucraina. In Yemen, nel Maghreb delle primavere arabe, dalla Libia fino all’Egitto. In Iraq. Tutt’intorno e fin dentro l’Europa c’è una coltre di pace, la guerra la vedete solo voi che vi bevete tutte le panzane di chi osa dire che il re è nudo.

Leggiamo ancora.

“La sua diplomazia si fonda sul concetto che coloro che sono alla guida del mondo devono svolgere il proprio ruolo sulla base di valori e atteggiamenti che sono condivisi dalla maggioranza della popolazione mondiale”.

Tipo? Boh. No, perché a ‘sto punto sarebbe bene farlo un referendum interplanetario per scoprirlo. E magari mettere Lena Dunham, Rosie O’ Donnell, Madonna e Lady Gaga a fare i rappresentanti di lista per evitare che, sotto sotto, si dovesse scoprire che la gente normale è indifferente verso arcobaleni, uteri di plastica, feste di compleanno, concertoni e fellationes elettorali e magari preferisce che la Crimea torni russa o che sia meglio votare Donald Trump.

Tornando seri, non c’è proprio niente da essere seri. Post-verità è una parola anti estetica, come l’impalcatura ideale della pseudo cultura ultraliberale Usa, che oggi si scopre finalmente ultraminoritaria. Puzza di imbroglio, come il premio Nobel per la Pace dato al signor Obama. Fatevi due conti e cercate di capire chi ha iniziato per primo. E poi fate “capa e muro“, grazie.

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Alemao

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