Il caso. Riesumare An non serve. Bisogna costruire il perimetro di un nuovo partito nazionale

festa in piazza per unità d'italia 18-03-11Ricomporre le anime di Alleanza Nazionale. Questo era l’obiettivo della riunione di Palermo promossa da Mimmo Nania: un percorso che sic e simpliciter non potrebbe bastare per dare un respiro ambizioso e di governo all’area nazionale e sociale italiana.

Ogni progetto politico si fonda su idee, uomini, organizzazione e un approccio tecnicamente adeguato alle vigenti leggi elettorali. Sommare quello che resta di Fli alla Destra e alle componenti ex An marginalizzate dal Pdl è una operazione utile per superare le barriere e le ostilità che hanno avvelenato spesso i territori. Demolire gli individualismi che hanno caratterizzato la storia finale di An, come si è iniziato a fare a Palermo, resta però solo un piccolo punto di partenza, purché non sia una versione riverniciata del listone “Alternativa sociale” di Alessandra Mussolini…

Una forza politica di respiro maggioritario, che raccolga almeno il dieci per cento del consenso degli italiani, e che abbia l’ambizione di esprimere linee di governo o di influenzare l’opinione pubblica su temi dirimenti richiede un perimetro di idee, un programma realista e un radicamento diffuso. E’ necessario non solo riconoscersi in una eredità ma renderla dinamica: ridefinire l’essenza dello Stato sociale non è opera che si compie con richiami agli scritti di Carlo Costamagna ma con la stesura di provvedimenti legislativi o di proposte; il rapporto con l’Europa e gli euro burocrati merita qualcosa di più di uno slogan richiamante la stagione di Jean Thiriart.

Non c’è destra politica e quindi non c’è il “partito” se non si parte dai Comuni (modello Lega), dalle categorie, dai giovani (serbatoio delle destre italiane con potenzialità immense), dalle associazioni culturali e di impegno sociale cresciute nonostante siano state sempre sottovalutate dai riferimenti istituzionali. Dalle rappresentanze di base per troppo tempo disabituate a riconoscersi in una organizzazione alla quale partecipare cri-ti-ca-men-te.

I partiti carismatici, dalla prima An Fini-centrica al Pdl berlusconizzato, hanno privilegiato il culto del leader – presente fin nel simbolo – al lavoro improbo di costruire classi dirigenti. L’inversione di tendenza, allora, deve venire capovolgendo le vecchie abitudini. Bisogna che chi è stato testimone più o meno consapevole del disastro si faccia indietro e sostenga volti nuovi con ben altra energia dei reduci della tripartizione tra liberali, sociali e tatarelliani. Perché un sindaco che amministra una città – pensiamo a Castelli di Ascoli o Romani di Monopoli – dovrebbe spendere il proprio volto per una “rifondazione” senza nessuno slancio?

E’ indispensabile infine acquisire la consapevolezza che riproporre la foto di Fiuggi, senza Fini, e con i colonnelli dai capelli cinerei varrebbe solo per la (inefficace) mozione degli affetti. E se qualcuno pensa che mozione faccia rima con “ricatto” degli affetti, tirerà da se le somme al primo confronto con il popolo. Insomma non si può pensare di risumare An. Sarebbe come rispolverare la battaglia per abbattere l’Iva su dischi musicali quando ormai tutti scaricano canzoni da internet…

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Michele De Feudis

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