Il ricordo. Pietro Golia e la tradizione politica napoletana “Controcorrente”

Pietro Golia, editore e uomo libero
Pietro Golia, editore e uomo libero

La figura esemplare di Pietro Golia, distintasi per il suo straordinario impegno ultra quarantennale, prima con il centro di diffusione libraria “Controcorrente” e poi con le edizioni omonime, si afferma in un preciso contesto ideale, politico e metapolitico, rappresentato dalla “tradizione napoletana”, sviluppatasi nel dopoguerra (e non solo a Napoli) in particolare all’interno di Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, e poi nel MSI e Fronte della Gioventù. In questo originale milieu ideale, foriero di prospettive metapolitiche altrettanto particolari, si fondono elementi soltanto in apparenza contrastanti. La particolarità di quella che abbiamo definito “tradizione napoletana”, sta in un superamento dello schema manicheo applicato alla Storia d’Italia: superamento avvenuto grazie a studi e pubblicazioni che si sono succedute nei decenni, posizionando il livello dell’analisi su di un piano alto, degno, serio, traendo la storia d’Italia dal pantano della propaganda e dell’ideologia, per consegnarla al suo giusto ambito: la memoria degli avi, dei popoli d’Italia che, con splendore, uniti o divisi, vissero per secoli sotto bandiere diverse dal tricolore. Tale superamento si è realizzato attraverso la fusione della storia Patria post-unitaria con quella precedente. Fusione che si è potuta realizzare attraverso la storicizzazione degli eventi unitari, liberati dalla fanfara risorgimentalista e post-risorgimentalista. Inutile dire che Pietro Golia è stato un gigante, un protagonista assoluto di questa opera, coincidente in pratica con la sua stessa vita. Qualcuno si è chiesto, per riassumere, come sia stato possibile assistere ai saluti romani dedicati al “Presente” di Pietro Golia, con il contemporaneo sventolio della bandiera del Regno delle Due Sicilie. Tra costoro, i perplessi, vi sono molti che considerano la storia, alla maniera dei partigiani dell’ANPI, un proscenio nel quale si sono eternamente esibiti solo i buoni ed i cattivi: un manicheismo infantile che perdura e che, purtroppo, rischia di produrre ancora danni. Ai napoletani, in particolare a coloro che vissero l’inizio della stagione del revisionismo storico sull’unità d’Italia, questa “commistione” non appare per nulla blasfema o contraddittoria. In quella piazza piangente ed orgogliosa di uno dei campioni della dedizione ideale, nella folla di camerati che si è raccolta attorno a Pietro Golia, attraverso cinque generazioni o cicli di militanti, l’idea di Patria e di riscrittura della storia, gli ideali del Fascismo e l’orgoglio per il passato duosiciliano e napolitano, convivono attraverso la consapevolezza della propria storia: consapevolezza che è tale proprio grazie a quella scuola napoletana che Pietro da decenni valorizzava e della quale era egli stesso uno degli esponenti di punta. A Napoli, in larga parte del sud, ma per il vero anche a Roma ed in tante parti del nord, non esiste lo schema poco pregiato dei “cattolici” difensori dei Borbone e di “presunti ” pagani difensori del risorgimento “ufficiale”. No, la scuola napoletana ha visto convivere gli ideali del Fascismo con l’orgoglio del proprio passato pre-unitario, in tutti gli ambienti. Evoliani, tradizionalisti romani, seguaci della “”Religio Patrum”. Cattolici, “lefevriani”, laici, socialisti nazionali. Tutti hanno superato il risorgimentalismo propagandistico, senza naturalmente abbandonarsi a degenerazioni di segno opposto.

Con orgoglio ricordiamo e rivendichiamo, quale perfetta incarnazione di questa visione degli eventi storici, il sodalizio realizzatosi tra “Controcorrente” ed “il Solco”, il giorno in cui l’indegno carignano Vittorio Emanuele volle rimettere piede in Italia, toccando il suolo napoletano. Stampammo dei manifesti, affissi con la consueta allegria, come sempre preceduta da cene e momenti comunitari, e distribuimmo migliaia di volantini con le due sigle dei nostri sodalizi affiancate: “Contro i Savoia senza se e senza ma”: E lo striscione recitava “1861 massacratori, 1943 traditori”. Giornate indimenticabili, scolpite nel cuore e nella memoria. Ma la lungimiranza, l’amore per quanto ci è proprio, la superiore lucidità politica di Pietro Golia, fecero si che identico trattamento fu da egli dedicato, sia in qualità di “diffusore di cultura” che di editore, anche ad ambiti culturali ed ideologici diversi. Pietro, ancora una volta avanguardista (in tutti i sensi) fu tra i primi a trattare gli aspetti relativi alla Sovranità Monetaria, all’abbrutimento globalista e di ogni altro fenomeno che, con il suo fiuto, prima di ogni altro, intuiva e subito traduceva in tema politico e culturale. I meriti di Pietro, che diffuse e pubblicò testi di storia, politica, economia, spiritualità, non si esauriscono nella sua opera politica e culturale, ma si completano attraverso la dimensione dell’esempio, della dedizione totale, dell’identificazione tra la propria vita e la quotidiana, incessante, inarrestabile lotta ideale che egli seppe incarnare meglio di chiunque altro. Ci piace pensare che, al di là delle sue capacità personali, della sua personalità forte, tutto il valore che egli espresse possa essere stato anche frutto dell’appartenenza ad una scuola. Un filone prezioso di conoscenza, capace di guardare al passato ed al futuro con la particolare saggezza di un popolo: della parte nobile (in senso etico) del popolo napolitano, della quale egli faceva parte sia per sangue che per meriti speciali. Se, come speriamo, apprestandoci a contribuire all’opera, la scuola napoletana avrà un futuro altrettanto pregno di valore, ricordiamoci che sarà stato principalmente merito di Pietro Golia, morto tra i suoi libri, mentre, come tutti i giorni, si dedicava alle sue idee ed i suoi ideali.

P.s. Tanti sarebbero dovuti essere i nomi di personalità che hanno dedicato la loro vita alla fondazione ed alla affermazione di questa scuola di pensiero. Ma oggi, ricordando Pietro Golia, a soli due giorni dall’inizio del suo ultimo viaggio, abbiamo pensato che fosse giusto fare un solo nome, il suo.

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Marco Francesco De Marco

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