Bisca Italia. Se lo Stato incoraggia l’azzardo con tasse basse per slot-machine e videolotterie

Gioco d'azzardo, male sociale
Gioco d’azzardo, male sociale

L’Italia è un Paese d’insoddisfatti, di uomini e donne che vorrebbero essere diversi da ciò che sono. Il disagio collettivo di chi popola il Belpaese diventa   dramma quando, nel non riuscire ad essere ciò che non si è, non si riesce neppure ad apparire ciò che si vorrebbe essere. Eppure gli italiani ce la mettono tutta. Inseguono i modelli televisivi, s’impegnano a vivere la vita degli altri, cercano il successo, anche, effimero e provano a diventare ricchi. Successo e ricchezza sono, i veri, motori delle italiche fantasie. La popolarità, però, è difficile da raggiungere. A spezzare il sogno di andare in tv, fare l’attrice, la cantante, la velina, il calciatore o il conduttore televisivo ci sono i soliti raccomandati.  Meglio puntare sulla ricchezza, quindi. Una ricchezza da conquistare seguendo i precetti enunciati dai programmi televisivi. Ovviamente, chi agogna agio e lusso non vuole sentir parlare di sacrifici, etica della responsabilità o cultura del lavoro.

Del resto, basta guardare una pubblicità per capire che il lavoro abbrutisce.  Per avere una casa linda, una bella moglie e un potentissimo bolide, non bisogna sporcarsi le mani. Anche il cosiddetto servizio pubblico rappresenta chi svolge un’attività manuale come un disgraziato. Se ne trae, dunque, il messaggio che, per diventare ricchi, è necessario battere altre strade, lecite o illecite non importa. Chi non ha lo spirito di scendere nei bassifondi dell’illegalità, tenta altre vie. La più comune, porta al tavolo da gioco. Nelle moderne bische, l’anno scorso,  gli italiani hanno bruciato novantacinque miliardi, ovvero il 4,7 per cento del Pil. Il 2016 è stato l’anno d’oro dei biscazzieri.

A rivelarlo, un report di Agipronews secondo il quale ciascuno di noi, neonati inclusi, avrebbe puntato in un anno 1.583 euro. A fare la parte del leone, le slot-machine e le videolotterie che hanno risucchiato, rispettivamente 26 e 23 milioni. Regioni come l’Abruzzo ed il Friuli Venezia Giulia vantano, addirittura, il primato europeo per la disponibilità di slot-machine per abitante. Ovviamente, ad alimentare il circuito della perversione, ci hanno pensato i governi che si sono succeduti. Nel corso degli anni, lo Stato italiano ha rilasciato concessioni e assicurato introiti sempre più generosi a società che hanno le loro sedi fiscali fuori dal territorio nazionale. Per favorire i ricchi biscazzieri, ai danni dei cittadini poveri, la politica ha costruito un sistema che garantisce una tassazione vergognosa. Il gioco in Italia è tassato meno di prodotti fondamentali come  omogeneizzati, farmaci, carne e gas, per i quali l’erario incamera il 10 per cento. Nel caso delle videolotterie e delle slot-machine, lo Stato si accontenta, rispettivamente, del 5,5 e del 17,5 per cento. Dal 2011 la tassazione è leggermente aumentata ma, per compensare, è stata ridotta  la percentuale minima destinata alle vincite. In nome di pochi spiccioli e tanti interessi oscuri, lo Stato stimola ed incentiva il vizio. L’Italia è diventata, quindi, un’enorme bisca dove per inseguire il miraggio della ricchezza, si finisce nel baratro della miseria.

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Mirko Tassone

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