Sovranisti, Che fare?/5. Ripartire dalla Le Pen con una piattaforma di governo

Marine Le Pen
Marine Le Pen

Dopo la vittoria di Macron ne abbiamo sentite di tutti i colori. L’indecoroso spettacolo di gattopardismo renziano che rimuove la scomparsa dei cugini socialisti d’Oltralpe per abbracciare “l’amico Emmanuel”. L’imbarazzato balbettio dei grillini che tra due anni, dicono i beninformati a Bruxelles, rischiano di coronare il tentativo fallito solo pochi mesi fa e ritrovarsi seduti all’Europarlamento sugli stessi scranni liberali di Macron. Gli strali dei tanti macronisti dell’ultima ora che dal centrodestra “moderato” usano i risultati francesi per sparare a palle incatenate contro Meloni e Salvini… Non proprio un bel modo di ricostruire un’alleanza. 

Tutti si riempiono la bocca della “lezione francese” e anche noi, “da destra”, dobbiamo leggerla con attenzione.

Intendiamoci, le destre hanno per loro stessa natura una vocazione nazionale e la destra italiana non sarà mai del tutto sovrapponibile alle altre destre occidentali: di questa specificità siamo consapevoli ed orgogliosi. Con questa premessa guardiamo ad un risultato comunque storico per dimensioni come quello conseguito da MLP.

Un risultato che è anche frutto di una significativa evoluzione politica.

Innanzitutto, dietro al progetto lepeniano c’è una sempre più solida elaborazione culturale: negli ultimi anni grazie a un’intelligente opera di contaminazione fior fior di pensatori, alcuni dei quali provenienti da sinistra, hanno animato think tank a supporto di Marine e delineato la nuova contrapposizione delle società occidentali, quella tra globalisti e sovranisti, tra alto e basso, tra centro e periferia, che anche noi sovranisti italiani abbiamo sposato.

Rispetto alla lunga epopea di Jean Marie molte parole d’ordine sono state aggiornate e fanno specie in tal senso i dati emblematici raggiunti da MLP nei territori d’Oltremare, che dimostrano il definitivo superamento di qualsiasi retaggio proto-razzista. Chi si sente sinceramente e visceralmente francese, a prescindere dal colore della pelle, può votare Marine Le Pen senza complessi. Chi coltiva invece un’identità separata come gran parte degli immigrati musulmani (anche di seconda e terza generazione) nelle periferie metropolitane la sente come un nemico.

Finalmente, dopo aver già lanciato tre anni fa il Rassemblement Bleu Marine, per la prima volta nel 2017 Marine ha abbattuto la diga repubblicana alleandosi con il sovranista gollista Dupont Aignan. Finisce così la lunga stagione dell’isolamento a destra, coltivata reciprocamente dal FN di Jean Marie e dall’Ump gollista che ha sempre temuto le incursioni frontiste nel proprio elettorato.

Forte di questo percorso e di una base di 11 milioni di voti MLP potrà finalmente far evolvere il FN in un movimento sovranista di governo, capace di connettersi con il ventre profondo della Francia gollista, conservatrice e cattolica (che le ha dato fiducia soltanto in parte) e presentarsi pronta alla sfida del 2022.

Mutatis mutandis, noi dovremo compiere lo stesso processo, rassicurando fette sempre più ampie di elettorato sulla capacità del sovranismo di essere concreta e affidabile proposta di governo. È la via indicata con chiarezza da Giorgia Meloni e dalla classe dirigente di Fratelli d’Italia già alla vigilia del voto d’Oltralpe.

Insomma, si può e si deve ripartire da Marine, dalla sua splendida “sconfitta vittoriosa” e dalla  specificità della destra italiana, per costruire quel mix positivo che ci piace chiamare “sovranismo di governo”. 

*Ufficio di Presidenza FdI-AN  

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Carlo Fidanza

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