Il caso. La coscienza di (Renato) Zero: “L’omologazione è nemica della verità”

cover-zerovskijRenato Zero è abituato a far la guerra ai mulini a vento. Col trucco o senza, da quando calca le scene ha legato il suo cammino artistico a quella che è una vera e propria battaglia donchisciottesca: l’amore, la semplicità, la gioia e la responsabilità di vivere a pieno l’esistenza, la guerra interiore per difendere e riconquistare la propria innocenza. Ora che torna con Zerovskij (si sente l’assonanza con l’immenso Fedor Dostoevskij, o no?), in un’intervista rilasciata ad Avvenire rinnova le ragioni di un impegno umano e artistico.

 

“L’omologazione è nemica della verità. Il voyeurismo è la più grande bugia”.  Nessuno può chiedere a Renato Zero la solita tiritera contro i social. Non è un politico in cerca di voti facili, né un arruffapopoli che scomunica internet da un video che diventa virale. È sempre l’uomo che ha cantato Paleobarattolo e Un Uomo da Bruciare. Dice Zero: “ Ma il suo grande nemico (della verità ndr) oggi è l’omologazione, la routine che uccide ogni aspettativa: quando ci si sottomette al rituale del pensiero dominante, che pare definitivo e non suscettibile di varianti, si uccidono il cambiamento e la genialità”. Non è solo una questione ideale o politica quella dell’omologazione. Zero lo sa bene e infatti se la piglia con le reazioni a comando, con gli applausi dal pubblico. “Non possiamo essere felici per diporto, accontentarci di essere spettatori, emozionarci solo per il vivere altrui. I social forniscono gli alibi al pianto e al divertimento fasulli”. Non è che se Facebook ci consiglia l’emoticon del giorno, noi dobbiamo per forza condividerla. È un messaggio rivoluzionario in tempi così (sedicenti) liberi che ognuno s’è addobbato a piacimento la sua gabbia mentale.

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“Gravissimo che l’aborto sia diventato un anticoncezionale”. Attenzione che qui il riferimento è molto più alto di quel che appare a tutta prima. La posizione antiabortista di Zero è cosa notissima, da Il Cielo alla commovente Sogni nel Buio.  Non è (solo) la pratica in sé a dover essere condannata ma il fatto che un miracolo, una nuova vita venga gettata nel cestino dei rifiuti perché altrimenti ci impedirebbe di continuare a credere di spassarcela. Renato Zero afferma: “Quanto all’aborto, purché nella buona fede io sono sempre per il libero arbitrio, ma in un’epoca in cui c’è la possibilità di evitare certe conclusioni – e mi riferisco a una pratica più attenta, non necessariamente ai contraccettivi – è gravissimo che l’aborto sia diventato un anticoncezionale. Io sarei in imbarazzo a giudicare una donna che interrompesse la gravidanza dopo uno stupro, ma ormai l’aborto è una regola di una semplicità così sfrontata che francamente dobbiamo interrogarci”. Qui si fa ben oltre la semplificazione del dibattito, si va al di là dello scontro che non fa bene proprio a nessuno. Zero vuole interrogare e interrogarsi, non vuol dare lezioni. E ciò è davvero sconvolgente, davvero trasgressivo.

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“Quando mettiamo al mondo un essere non ne siamo proprietari”. Su questo, Renato Zero è sempre stato coerentissimo. Ascoltate “No mamma no”, per esempio. Madre, padre non è sinonimo di padrone. Se vale durante la vita, la crescita, a maggior ragione questo semplice concetto ha valore alla nascita del bimbo. E infatti, a proposito di utero in affitto, spiega: “La coscienza in alcuni pare essersi addormentata e allora fare leggi non basta, occorre istruire, restituire una consapevolezza oggi approssimativa. Volere la fotocopia di se stessi non è essere genitori, desiderano un figlio da amare? Esistono milioni di bambini che muoiono di inedia e solitudine, li adottino, io l’ho fatto. Spero nella riconversione delle coscienze”.

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Alemao

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