Elezioni. Trema il Pd, in Lombardia traballano le roccheforti di Lodi e Sesto

Lodi. Sara Casanova e Lorenzo Maggi
Lodi. Sara Casanova e Lorenzo Maggi

Tempi duri per il Partito democratico. Le elezioni amministrative del 2017 sono giunte alle battute finali e il blocco renziano potrebbe ricevere il ben servito.

Fra una settimana i ballottaggi disegneranno la geografia della politica locale in tutta la Penisola e, probabilmente, daranno una scossa alla politica nazionale. In particolare, è significativo che in realtà storicamente governate dalla sinistra, con risultati elettorali quasi plebiscitari, questa volta l’esito non sia per nulla scontato.

I casi più eclatanti sono Lodi e Sesto San Giovanni, il primo capoluogo di una provincia lombarda che si snoda fra il milanese e il Po, il secondo agglomerato ultra urbanizzato ormai pienamente inglobato nella città metropolitana di Milano.

Andiamo con ordine. A Lodi la situazione presenta il candidato del PD, Carlo Gendarini, uscente dal primo turno al 30%, che si giocherà il ballottaggio con Sara Casanova, candidata del centro destra unito, alla quale le urne hanno assegnato un 27%. A sostenere la Casanova ci sarà però anche Lorenzo Maggi, candidato di area ex Forza Italia, liberale puro, che da solo ha ottenuto un notevole 15%. L’apparentamento è cosa fatta e può essere decisivo, anche perché il PD non ha forze di peso alla sua sinistra che potrebbero correre in aiuto.
Se il PD perdesse il sindaco di Lodi, sarebbe uno smacco eclatante. Il vice segretario nazionale Lorenzo Guerini è infatti il “ras” della sinistra lodigiana da oltre 20 anni. E’ stato eletto sindaco due volte, sempre al primo turno data la mole di voti presa, finendo poi in Parlamento come renziano DOC. Il suo successore Uggetti, PD area ex DS, venne eletto con un’ottima percentuale al secondo turno, salvo poi finire il mandato tre anni dopo per vicende giudiziarie.

Sesto San Giovanni è invece la Stalingrado d’Italia. Mentre Lodi era una città di tradizione DC, passata successivamente al dominio dell’Ulivo, a Sesto a farla da padrone incontrastato è sempre stato il PCI, quello duro e puro. D’altronde ci troviamo in un territorio nato sull’industria pesante, dove gli abitanti erano fino a pochi anni fa operai iper sindacalizzati. Oltranzisti fino al midollo. Il PD non ha vacillato nelle urne neanche dopo l’enorme scandalo del Sistema Sesto (ridimensionato anni dopo dai giudici). Eppure questa volta la sinistra non dorme sonni tranquilli. La candidata del PD, Monica Chittò, al primo turno ha superato di poco il 30%, tallonata da candidato del centro destra Roberto Di Stefano. Anche in questo caso, il terzo arrivato è stato un civico, Gianpaolo Caponi, con un eclatante 24%. E come a Lodi è avvenuto un apparentamento in chiave anti-PD, laddove il PD non ha altre forze su cui contare.

Va detto che in entrambi i casi la partita rimane aperta, ma questa volta l’egemonia locale del centro sinistra rischia di prendere un duro colpo.

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Francesco Filipazzi

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