Boxe. Russia-Ucraina con i guantoni: Povetkin contro Rudenko vero inno alla sportività

Lo scontro
L’abbraccio Povetkin-Rudenko

Il pugilato, come tutti gli altri sport, a volte riesce ad andare oltre la mera competizione agonistica fine a se stessa, per diventare uno specchio fedele della realtà contemporanea. E’ proprio questo il caso dell’incontro per il titolo internazionale pesi massimi WBA e WBO dello scorso primo luglio tra il russo Aleksandr Povetkin e l’ucraino Andrei Rudenko. Chiunque sa che tra il popolo russo e quello ucraino non scorre buon sangue, si guardino i recenti conflitti per l’annessione alla Russia della Crimea e la dichiarazione di indipendenza da parte delle repubbliche filorusse nel Donbass. Un conflitto le cui radici sono tuttavia da ricercare nel secolo scorso e nelle sofferenze causate alla comunità del tridente dal regime comunista sovietico ed in particolar modo da Iosif Stalin, organizzatore dell’Holodomor, il genocidio degli ucraini. Le premesse per un match carico di significati metasportivi ci sono tutte, mentre sul ring la potenza di fuoco è stata garantita da due carri armati, il T-14 Povetkin ed il T-84 Rudenko (entrambi oltre i 100 chilogrammi di peso) che hanno portato i loro cingolati sulla Luzhniki Concert Hall della ex capitale sovietica. Come prevedibile il tifo per il beniamino di casa, Povetkin, è stato sin dai primi minuti “indiavolato” (citando il recentemente scomparso Paolo Villaggio), con cori e tamburi che hanno scandito ogni ripresa e che hanno ingiustamente subissato di fischi Rudenko alla prima ripresa, quando, complice un colpo scorretto del russo alla sua nuca, il match è stato interrotto per alcuni minuti fino a quando il medico non ha consentito ai pugili di riprendere le ostilità. Più propositivo Povetkin, che ha scaricato per tutta la durata del match le sue cannonate sull’ucraino, a volte colpendone i guantoni o la spalla alta a protezione del volto ma riuscendo anche in diverse circostanze a sfondare le linee nemiche. Rudenko ha scelto invece la strategia opposta e, chiusosi nella sua guardia alta, ha cercato di “pizzicare” l’avversario con i suoi jab, attendendo una reazione per schivare e colpire di rimessa con ganci e diretti destri ravvicinati. E’ però alla decima ripresa che il russo ha messo in cassaforte il risultato dell’incontro con una combinazione di diretti in avanzamento che hanno sorpreso Rudenko, costretto alla ritirata nell’angolo per la potenza di fuoco di Povetkin. A questo punto la decisione dei giudici non poteva che essere unanime: 120-109, 120-108 e 120-108 per il pugile di casa, neo campione dei pesi massimi.

Il verdetto ai punti

Ed è proprio al momento del verdetto che la boxe si è dimostrata per l’ennesima volta uno sport meraviglioso, che regala spunti e valori da elevare ad esempi soprattutto fuori dal ring: Rudenko, consapevole della superiorità del suo avversario, ha applaudito al momento della lettura del risultato decretato dai giudici, abbracciando Povetkin, in quello che si spera possa essere un futuro abbraccio tra popoli tanto vicini nello spazio ma altrettanto lontani nello spirito.

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Carlo Lattaruli

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